Elettricità | Appunti dell'elettricista. Consigli degli esperti

Plekhanov organizzò un gruppo a Ginevra. Movimenti sociali e politici del XIX secolo. L'attività pubblicitaria negli anni dell'emigrazione

Plekhanov Georgy Valentinovich (1856-1918), politico, filosofo, teorico marxista. Populista dal 1875, uno dei leader di “Terra e Libertà” e di “Redistribuzione Nera”. In esilio dal 1880, fondatore del gruppo marxista “Emancipazione del Lavoro”. Uno dei fondatori del RSDLP, gas. "Scintilla". Dopo il 2° congresso del POSDR, uno dei leader dei menscevichi. Durante la rivoluzione del 1905-2007 si oppose alla lotta armata contro lo zarismo. Durante la prima guerra mondiale fu difensore, uno dei leader del gruppo dell'Unità. Nel 1917 tornò in Russia e sostenne il governo provvisorio. Ha reagito negativamente alla Rivoluzione d'Ottobre (credeva che, in termini di grado di sviluppo socioeconomico, la Russia non fosse pronta per una rivoluzione socialista). Opere fondamentali di filosofia, sociologia, estetica, etica, storia del pensiero sociale russo.

Georgy Valentinovich Plekhanov è stato uno dei fondatori del movimento socialdemocratico in Russia e del RSDLP.

Georgy Plekhanov nacque il 29 novembre (11 dicembre) 1856 in una famiglia di piccole proprietà di un nobile ereditario, il capitano dello staff in pensione Valentin Petrovich Plekhanov e Maria Fedorovna, la pronipote del famoso critico Belinsky. Ciò è accaduto nel villaggio di Gudalovka, distretto di Lipetsk, provincia di Voronezh. Valentin Petrovich era sposato con Maria Fedorovna per il secondo matrimonio, e quindi Georgy aveva molti fratelli e sorelle. Dal suo primo matrimonio, Valentin Petrovich ebbe cinque figli e tre figlie, dal secondo quattro figli e tre figlie. Georgy era il primogenito di Maria Feodorovna. I fratelli morirono molto presto e il rapporto di Georgy Plekhanov con le sue sorelle fu difficile. Ed era amichevole solo con la sorella minore Claudia.

Come molti veterani della provincia di Voronezh, nelle vene di Georgy Plekhanov scorreva il sangue tartaro.

Lo sviluppo del personaggio di Georgy Plekhanov è stato fortemente influenzato da sua madre, Maria Fedorovna, una donna istruita, educata e gentile. Ha fatto molti compiti con il suo amato primogenito in russo, francese e musica.

Georgy Plekhanov ha studiato in modo piuttosto mediocre alla palestra militare di Voronezh, dove era già stato notato mentre leggeva letteratura illegale.

Nell'agosto 1873 Plekhanov entrò nella scuola di artiglieria Konstantinovsky. Ma col tempo si rese conto che il servizio militare non faceva per lui. Plekhanov lasciò definitivamente e irrevocabilmente la scuola dopo 4 mesi di studio e tornò da sua madre a Gudalovka.

L'anno successivo entrò all'Istituto minerario di San Pietroburgo, dove, oltre agli studi, studiò filosofia e si interessò alla letteratura politica.

Dalla fine del 1875 cominciò a prendere parte al movimento populista clandestino. Fu in questo periodo che incontrò i suoi futuri soci a lungo termine: Pavel Axelrod e Lev Deitch.

Dal 1876, Georgy Plekhanov, a nome dei populisti, insegnò lezioni nei circoli operai, per i quali fu arrestato per la prima volta. Si interessò così seriamente al populismo che mise in secondo piano i suoi studi all'istituto. Nel 1876, Plekhanov, insieme ad un gruppo di persone affini, prese parte alla ricostituzione dell'organizzazione illegale “Terra e Libertà” a San Pietroburgo. Georgij Plekhanov e i suoi collaboratori si prefissero come obiettivi l’insediamento tra il popolo, la propaganda educativa tra i contadini, gli operai e l’intellighenzia, la rivoluzione contadina e la nazionalizzazione della terra. L'organizzazione creata pubblicava il giornale clandestino “Terra e Libertà”.

Nel dicembre 1876, Plekhanov tenne un discorso a una manifestazione a San Pietroburgo davanti a lavoratori e studenti in memoria di Chernyshevskij. La polizia ha cercato di arrestarlo. Ma Plekhanov fu circondato dagli operai e scomparve. Da quel momento dovette passare alla clandestinità e all'inizio del 1877 andò all'estero. Era già stato espulso dall'Istituto Minerario al secondo anno per non aver frequentato le lezioni.

Nell'estate del 1877 Plekhanov ritornò illegalmente in Russia e divenne un rivoluzionario professionista.

Nell'ottobre 1876, il nobile e ardente Plekhanov sposò senza successo Natalya Smirnova. Era amica di uno dei rivoluzionari, che in quel momento era agli arresti. Dopo che il suo ex amante fu rilasciato dalla prigione, Smirnova lasciò Plekhanov. Tuttavia, portò il cognome Plekhanov fino alla fine della sua vita e accettò di divorziare da lui solo trent'anni dopo il matrimonio.

Dopo poco tempo, Georgy Plekhanov incontrò la "sua" donna, Rosalia Markovna Bograd, con la quale visse tutta la sua vita con sicurezza e felicità nella vita familiare.

Nel periodo dal 1877 al 1879. molti dei compagni di Plekhanov in “Terra e Libertà” passarono a posizioni terroristiche. Georgy Plekhanov in questo momento era molto impegnato nell'autoeducazione alla ricerca di risposte alle domande che lo preoccupavano. Non condivideva le nuove visioni estremiste, o meglio le vecchie populiste, dei suoi compagni. Divenne sempre più attratto dal marxismo più alla moda.

Nel 1879, differenze ideologiche portarono alla divisione di “Terra e Libertà” in due organizzazioni: “Volontà popolare” e “Redistribuzione nera”. Georgy Plekhanov, insieme a Vera Zasulich, Axelrod e altri populisti, entrò a far parte della “Ridistribuzione Nera”. Questa organizzazione si oppose al terrorismo come metodo di lotta politica. Plekhanov e i suoi compagni sostenevano il graduale risveglio degli operai.

In Russia, dopo un altro attentato alla vita dello zar Alessandro III, l'attività della polizia è aumentata. Sono stati effettuati arresti di massa. Nel 1880, per decisione dei suoi compagni, per evitare l'arresto, Plekhanov si recò all'estero, in Svizzera, a Ginevra. Qui pubblica il secondo numero della rivista “Black Redistribution”.

Plekhanov passò gradualmente dal populismo e dal bakunismo alla posizione del marxismo. Tuttavia, applicò attentamente ogni punto delle opere di Marx alla Russia e lo trasmise attraverso se stesso. Aveva le sue opinioni su molte questioni. A questo punto, Plekhanov aveva già scoperto i suoi straordinari talenti come scienziato-filosofo, pensatore e politico. Si è avvicinato a qualsiasi idea, a qualsiasi conclusione in modo creativo e sensato.

Nel 1882 Plekhanov tradusse e pubblicò in russo il “Manifesto del Partito Comunista”. Nel 1883, Plekhanov, invece della “Redistribuzione nera”, fondò il gruppo “Emancipazione del lavoro”, che comprendeva, oltre a lui, Vera Zasulich, Axelrod, Deitch, Ignatov. Il gruppo era principalmente impegnato nel lavoro educativo: tradurre e pubblicare le opere di Marx ed Engels per la Russia. Plekhanov pubblicava regolarmente le sue opere, che lo resero uno dei principali socialdemocratici in Russia.

Nel 1883 pubblicò l'opuscolo "Socialismo e lotta politica", dove esaminò forse la questione più controversa del marxismo: il problema della dittatura del proletariato. Plekhanov, tuttavia, nella sua opera parlò della dittatura della classe operaia illuminata, della dittatura democratica, e non della dittatura dei rivoluzionari proposta e attuata da Lenin. Plekhanov nella sua opera sottolinea espressamente che la dittatura del proletariato non ha nulla in comune con la dittatura dei rivoluzionari.

Nei suoi lavori successivi, Georgy Plekhanov esaminò le prospettive di sviluppo della Russia. Ha messo in guardia Narodnaya Volya e altri ultrarivoluzionari contro atti violenti di forza (colpi di stato, rivolte, rivoluzioni, rivolte) per accelerare il processo rivoluzionario. In sostanza, Georgy Plekhanov ha sostenuto lo sviluppo evolutivo della Russia, accelerato dal lavoro educativo.

Il primo incontro di Georgy Plekhanov con il giovane Vladimir Ulyanov-Lenin ebbe luogo a Ginevra nel 1895, dove Lenin venne dalla Russia appositamente per questo incontro. Nelle primissime lunghe conversazioni emersero alcune differenze ideologiche fondamentali tra Plekhanov e Lenin. Il giovane Ulyanov-Lenin credeva che la principale forza rivoluzionaria della società fosse la classe operaia e solo essa. Plekhanov credeva che la società in Russia potesse essere migliorata solo dalla sua parte più istruita, dalla sua élite: la borghesia liberale e l'intellighenzia. Il tempo della classe operaia, a causa della sua mancanza di illuminazione e di bassa cultura, non è ancora arrivato e non arriverà per molto tempo.

Plekhanov non ha ancora attribuito molta importanza alla straripante convinzione di Lenin di avere ragione. Il giovane marxista a quel tempo aveva solo 25 anni. Ma ha già portato in primo piano con sicurezza la vaga affermazione di Karl Marx sul progresso della classe operaia rispetto a tutti gli altri settori della popolazione. Ciò alla fine portò Lenin a proporre la propria idea: l'idea della dittatura del proletariato attraverso la dittatura del partito.

Nel 1900, cinque anni dopo, Plekhanov incontrò nuovamente a Ginevra Lenin, che arrivò dopo aver scontato l'esilio per discutere la pubblicazione di un giornale e una rivista socialdemocratici congiunti. Dopo trattative piuttosto difficili, si scoprì che nel movimento socialdemocratico c'erano diverse persone che aspiravano al ruolo di leader. E tra loro c'erano Lenin e Plekhanov. Con difficoltà Plekhanov, Lenin, Axelrod, Martov, Zasulich e Potresov accettarono di pubblicare un giornale comune.

Il primo numero del nuovo giornale Iskra fu pubblicato nel gennaio 1891. Fu pubblicato a Monaco, dove Lenin e Krupskaya si stabilirono, assumendo in gran parte le attività editoriali e editoriali nelle proprie mani.

Le differenze ideologiche di Georgy Plekhanov con Lenin si intensificarono. Il educato e intelligente Plekhanov era irritato dalla traboccante fiducia in se stesso del giovane Lenin. Plekhanov era disgustato dall'irrefrenabile intransigente e intemperanza di Lenin nelle controversie, dalla sua rozza mancanza di cerimonie nel valutare le persone, dalla sua incrollabile fiducia nella propria giustezza.

Plekhanov, Axelrod, Zasulich, come co-redattori, si opposero al tono aspro e dispregiativo degli articoli di Lenin. Il futuro leader dei bolscevichi si oppose ferocemente a tutti i suoi avversari ideologici: liberali e liberalismo in generale, socialisti rivoluzionari, socialdemocratici di destra, altre tendenze ideologiche e i loro rappresentanti. Lenin non accettò le critiche cameratesche dei suoi compagni. Si è rifiutato di cambiare il tono offensivo dei suoi articoli nei confronti degli oppositori ideologici. Fin dall'inizio della sua attività politica, il futuro leader dei bolscevichi si pose un solo obiettivo: la presa armata del potere in Russia e la costruzione solo del tipo di società che lui stesso immaginava. Credendo fanaticamente in se stesso, non aveva bisogno dei consigli o degli insegnamenti di nessuno.

"Andrai lontano, giovanotto", questo è tutto ciò che Plekhanov, saggio per esperienza, disse una volta a Lenin con un sorriso amaro in risposta all'ennesima pressione leninista senza tante cerimonie su di lui.

Al Secondo Congresso del POSDR nel 1903 scoppiò una lotta su diversi punti dello statuto e del programma del partito tra Julius Martov e i suoi sostenitori e Lenin. Plekhanov fu eletto presidente del congresso, Lenin e P.A. Krasikov come vicepresidenti. Il principale rifiuto dei futuri menscevichi, e anche di Plekhanov, fu causato dal punto del programma del partito proposto da Lenin sulla dittatura del proletariato. Martov, Axelrod, Zasulich si opposero a questa disposizione. Lo consideravano fondamentalmente sbagliato. Martov e i suoi sostenitori sostenevano anche un'ammissione più liberale di nuovi membri al partito rispetto a quella proposta da Lenin. Quest’ultimo cercò di trasformare il partito in una sorta di “ordine chiuso di spadaccini”. Lenin cercò di creare un partito rivoluzionario militante, unito e disciplinato. Fu proprio questo tipo di partito bolscevico quello che Lenin creò alla fine. Plekhanov, in qualità di patriarca del movimento socialdemocratico, in qualità di presidente del congresso, aderì alla linea centrista per evitare una scissione. Tuttavia, non è stato possibile farlo. Da quel momento in poi i sostenitori di Lenin, che ottennero la maggioranza dei seggi negli organi governativi, iniziarono a essere chiamati bolscevichi. E i sostenitori di Martov sono menscevichi.

Plekhanov sostenne sostanzialmente Lenin al Secondo Congresso. È stato eletto presidente del consiglio del partito, il suo organo di governo, che comprendeva cinque persone.

Dopo il congresso Plekhanov, avendo scoperto l’estrema intolleranza di Lenin verso i menscevichi e le sue abitudini dittatoriali, chiese il ritorno all’Iskra degli ex membri della redazione. In risposta, l'inflessibile Lenin si dimise dalla redazione.

Già nel 1905 fu determinata la completa incompatibilità ideologica di Plekhanov con Lenin. Pertanto non sorprende che Plekhanov abbia valutato la rivoluzione del 1905-2007. come una tragica avventura di Lenin e dei bolscevichi. È esattamente così. La rivoluzione si concluse con la sconfitta dei ribelli, le esecuzioni, le prigioni, i lavori forzati, l'esilio e la limitazione delle riforme liberali nel paese. La crudeltà e la rapina hanno dato origine solo a crudeltà e repressione di ritorsione. Sfortunatamente, questa rivoluzione, queste rivolte non hanno insegnato nulla all'imperatore Nicola II. E con la sua mano debole e incerta ha condotto la Russia direttamente verso la guerra civile.

Durante la prima guerra mondiale, Georgy Plekhanov assunse una posizione patriottica. Ha chiesto la difesa della patria, la vittoria sulla Germania e sui suoi alleati. Lenin e i bolscevichi invocarono la sconfitta della Russia nella guerra, per la quale l'opinione pubblica li soprannominò spie e traditori tedeschi.

Ha avuto luogo la Rivoluzione di febbraio e Georgy Plekhanov è tornato il 31 marzo 1917 dopo una lunga emigrazione in Russia. La patria ha accolto piuttosto freddamente il patriarca del movimento socialdemocratico russo. Plekhanov ormai era quasi solo. Non ha creato e non si è creato un partito. Non aveva nessuno che organizzasse un incontro affollato ed entusiasta. Georgij Plekhanov definì le “Tesi di aprile” di Lenin una sciocchezza. Ha pubblicato un articolo "Sulle tesi di Lenin e perché le sciocchezze a volte sono interessanti". In questo articolo, Georgy Plekhanov si oppose aspramente ai piani per la presa del potere armata da parte dei bolscevichi.

Plekhanov continuò per tutto il turbolento anno 1917 ad assumere una dura posizione patriottica di “guerra fino alla vittoria”. Molti dei suoi compagni di lunga data nel movimento socialdemocratico, come il menscevico Yuli Martov, non condividevano la sua posizione ferma e chiara. Sostenevano una soluzione illusoria e irrealistica al problema della guerra e della pace. Gli internazionalisti menscevichi, compreso Martov, proponevano che i socialisti di tutti i paesi si unissero e cercassero contemporaneamente la fine della guerra in tutti i paesi. L’idea forse era buona, ma non è stata messa in pratica.

Nel giugno-luglio 1917, a Pietrogrado crebbe rapidamente la minaccia di una presa del potere da parte dei bolscevichi e dei socialisti rivoluzionari di sinistra. I bolscevichi, sotto la guida di Lenin, si prepararono intenzionalmente e professionalmente a un colpo di stato armato.

Plekhanov, come patriota, grande pensatore e filosofo, il più antico socialdemocratico, veniva spesso visitato da socialisti, rappresentanti di partiti di destra, militari e semplicemente patrioti. Ha ricevuto la visita del presidente della Duma di Stato Rodzianko, dell'ammiraglio Kolchak e persino del membro dei Cento Neri Purishkevich, che ha ucciso Grigory Rasputin. Tutti tastavano il terreno sulla possibilità di nominare presidente del governo provvisorio il moderato e pragmatico Georgij Plekhanov. E questa proposta l'ha fatta direttamente a Plekhanov in ottobre l'energico e deciso ex militante socialista-rivoluzionario, ora ministro della Guerra, Boris Savinkov. Ma Plekhanov rifiutò, dichiarando: “Ho dato quarant’anni al proletariato e non gli sparerò nemmeno se seguirà la strada sbagliata”.

Dopo la Rivoluzione d’Ottobre, Georgij Plekhanov, insieme a Zasulich e Deitch, indirizzò una “Lettera aperta agli operai di Pietrogrado”. Predissero profeticamente la guerra civile, la devastazione e innumerevoli problemi che presto sarebbero caduti sul paese e sui suoi cittadini.

Il giorno successivo alla pubblicazione di questa lettera, marinai armati arrivarono nell'appartamento dove alloggiavano Plekhanov e sua moglie Rosalia Markovna. Hanno perquisito e minacciato di sparare. Lo scopo di questa azione sfrontata e intimidatoria dei bolscevichi, sanzionata da Lenin, era evidente: intimidire e reprimere il più anziano socialdemocratico della Russia. Costringerlo a lasciare nuovamente la sua terra natale. Vladimir Lenin insegnò a uno dei suoi studenti più capaci, Joseph Stalin, una lezione pratica su come affrontare senza pietà i suoi oppositori ideologici.

Plekhanov fu costretto alla clandestinità, poi partì per la Finlandia. Ritrovandosi di nuovo in terra straniera, Georgy Plekhanov si ammalò gravemente. È rimasto scioccato da quello che è successo. Ben presto se ne andò.

Georgy Plekhanov predisse profeticamente l'esito dell'avventura storica di Ulyanov-Lenin. I liberali, di cui Lenin tanto irrideva nelle sue opere, in tutto il mondo riuscirono a costruire società democratiche con sistemi sviluppati di protezione sociale per i loro cittadini. I socialdemocratici, che Lenin odiava e perseguitava, riuscirono a creare sistemi statali vicini nell'attuazione ai migliori piani dei classici del socialismo. Lenin, con l’aiuto delle sue idee pseudoscientifiche e dei suoi “insegnamenti” sulla dittatura del proletariato e sullo sviluppo della rivoluzione borghese in rivoluzione proletaria, respinse con la forza

Ultimi pensieri di G.V. Plekhanov

Georgy Valentinovich Plekhanov, che ha dedicato quasi tutta la sua vita adulta al movimento rivoluzionario della Russia e dell'Europa, essendo non solo un testimone, un partecipante, ma anche, secondo molti, il diretto colpevole degli eventi più drammatici nella sua terra natale, Non posso morire senza esprimere il mio atteggiamento nei loro confronti. Dopo che i bolscevichi dispersero l'Assemblea costituente, da tutte le parti piovvero contro di me aspri rimproveri. Senza considerare necessario giustificarmi, devo tuttavia notare che la mia colpa non è così grande come credono il signor Chernov e i suoi affini. Proprio come Prometeo non può essere incolpato per il fatto che le persone abusano del fuoco, così non dovrei essere incolpato per il fatto che Lenin usa abilmente le mie idee per rafforzare le sue false conclusioni e le sue azioni dannose.

Mentre comincio a presentare i miei pensieri finali, ritengo necessario prefarli con due osservazioni.

Primo. Nelle mie opere, di regola, usavo il pronome “noi”, perché scrivevo sempre a nome dei miei compagni. In questo stesso documento tutto dovrebbe essere scritto in prima persona, perché la responsabilità davanti alla Storia dei miei pensieri “sediziosi” dovrebbe ricadere solo su di me, e su nessun altro. Secondo. Ho rinunciato alla lotta contro i bolscevichi - i motivi del rifiuto saranno esposti più avanti - e quindi il mio Testamento non deve essere pubblicato mentre loro sono al potere.

1. ALCUNE PAROLE SU DI TE

Il PERCORSO di una persona, le sue attività e le sue azioni sono determinate dagli obiettivi prefissati e sono colorati da qualità acquisite e innate. Non ha senso soffermarsi sulle qualità acquisite: risultano evidenti dalle mie opere, ma occorre dire qualche parola sul mio carattere. Il mio carattere è complesso e contraddittorio, per questo i miei cari e i miei amici spesso soffrivano. Da mia madre ho ereditato uno sviluppato senso della giustizia, intelligenza, amore per la natura, modestia e timidezza. Quest'ultimo, tuttavia, l'ho superato rapidamente mentre ero ancora studente del primo anno al ginnasio militare di Voronezh, grazie a Nikolai. Dal padre: fermezza e forza di volontà, efficienza, senso dell'onore, dovere e responsabilità, determinazione e franchezza.

Proprio per la complessità del mio carattere ho spesso mostrato durezza nelle polemiche. Riconoscendo ciò, devo tuttavia ripetere che ho sempre trattato il mio avversario con rispetto, non sono andato oltre i limiti letterari della decenza, non mi sono abbassato, come Lenin, al volgare insulto delle contadine italiane e ho ridicolizzato non la persona, ma il suo punto di vista visualizzazione. Pertanto, sono sicuro che coloro che ho “offeso” mostreranno clemenza nei miei confronti.

Ho dedicato più di 40 anni della mia vita alla causa rivoluzionaria, passando da populista, appassionato delle idee di Bakunin, a convinto marxista dialettico. Un tempo era opinione diffusa che avessi abbandonato i populisti per la sola ragione che il terrore come metodo di lotta politica era per me inaccettabile. Questo è sbagliato. Ho ammesso la possibilità del terrorismo – come misura eccezionale, se servisse da detonatore sociale. Fortunatamente, nessuno dei nostri avversari è stato ucciso con la mia partecipazione o con il mio consenso, ma questo avrebbe potuto accadere: per tre anni non mi sono separato da una pistola e da un tirapugni. Ho “tradito” i populisti per un altro motivo: l’ideologia del populismo, costruita sulle fondamenta della ribellione di Bakunin, mi ha subito deluso.

Il nechaevismo, una brutta forma di bakunismo, mi faceva schifo. Neppure il blanquismo, al quale gradualmente si sono appoggiati i populisti, non mi ha soddisfatto. Tutto ciò, insieme ad altre circostanze, mi costrinse ad emigrare all’inizio del 1880. Non è quasi necessario dimostrare che mi sono allontanato dai populisti, ma non li ho traditi, come il mio ardente avversario - il "rivoluzionario" che ha cessato di essere un rivoluzionario, un bakuninista con la visione del mondo di Tkachev, guai - L. Tikhomirov. Ma l’abbandono del populismo non è stato facile per me. Trascorsero quasi tre anni in pensieri pesanti, esperienze dolorose, alla ricerca di un compromesso, accesi dibattiti con gli amici della “Redistribuzione Nera” e gli emigranti della Narodnaya Volya, nelle trattative e nella corrispondenza con Lavrov. In passato, amico intimo di Chernyshevsky, Lavrov era una persona estremamente popolare a quel tempo, la cui autorità era supportata da un attivo lavoro rivoluzionario, pubblicazioni famose, partecipazione attiva alla Comune di Parigi e alla Prima Internazionale e una stretta conoscenza con K. Marx e F. Engels. Tutto ciò, insieme alle sfumature dei rapporti personali, mi ha costretto ad ascoltare la sua opinione e ha ritardato la formazione delle mie opinioni marxiste.

All'inizio, come Belinsky e Chernyshevsky ai loro tempi, ho cercato di trovare la verità ultima. Fortunatamente, ho capito subito: non esiste e non può esistere. Ciò che è vero è ciò che serve alla causa rivoluzionaria in questo momento ed è a beneficio del popolo. Alla fine passai alla posizione di Marx solo a metà del 1883, quando l’idea della mia prima opera veramente marxista, Socialismo e lotta politica, cominciò a prendere forma reale. Pertanto, la mia esperienza come marxista rivoluzionario ha superato da tempo il quarto decennio. Devo il mio sviluppo come marxista principalmente alle opere di Marx ed Engels, ma non ultimo ruolo in questo processo lo ha avuto Jules Guade, che ho conosciuto, se la mia memoria non mi dice male, alla fine del 1880 e con il quale ho è stato successivamente collegato da unità di opinioni e rapporti amichevoli.

In futuro, un biografo non sufficientemente ponderato, analizzando il periodo marxista della mia attività, ne individuerà forse tre fasi. Nella prima fase (1880-1882), Plekhanov era un marxista “dubbioso”, quando cercò di comprendere fino a che punto gli insegnamenti di Marx potessero essere applicati alla situazione russa. Nella seconda fase (1883-1905), Plekhanov era un marxista “ortodosso” che costantemente, ma non sempre con successo (questo è vero!) combatté contro i critici di Marx. Nella terza fase, a partire dal 1906, dopo aver condannato l’insurrezione armata di Mosca, Plekhanov scivolò gradualmente nelle file dei “disillusi” e si allontanò sempre più dalla lotta rivoluzionaria attiva. I bolscevichi parlano ancora più chiaramente dell'ultima fase: "ha tradito il proletariato ed è passato al campo della borghesia". Ho messo tutte e tre le definizioni tra virgolette perché sono lontane dalla verità. Per quanto riguarda la prima fase, tutto è chiaro: non ci sono dubbi su ciò che non è stato sufficientemente studiato e compreso.

Dirò una cosa sulla seconda e terza fase: sono sbagliate. Non sono mai stato un marxista ortodosso e ancor meno disilluso. Rimanendo un coerente marxista dialettico, in ogni momento ho sostenuto quella fazione della socialdemocrazia che era più vicina alle idee di Marx e condivideva il punto di vista del gruppo della Liberazione del lavoro. Naturalmente, il mio atteggiamento nei confronti della teoria di Marx è gradualmente cambiato - ciò che è sorprendente qui, se anche gli stessi autori di questa teoria a volte hanno cambiato il loro punto di vista al mutare delle condizioni. Ma né l’evoluzione delle mie opinioni, né le mie divergenze con Marx ed Engels nel valutare il ruolo del terrore nel movimento rivoluzionario russo all’inizio degli anni ’80, non mi impediscono di affermare: ero e rimango un fedele seguace dei miei maestri.

Nella mia vita, come ogni persona, ho commesso molti errori. Ma il mio errore principale e imperdonabile è Lenin. Ho sottovalutato le sue capacità, non ho considerato i suoi veri obiettivi e la sua determinazione fanatica, ed ero condiscendente e ironico nei confronti del suo massimalismo. Ho introdotto Lenin nella cerchia dei famosi e influenti socialdemocratici europei, mi sono preso cura di lui, gli ho fornito un'assistenza completa e gli ho permesso così di restare saldamente in piedi. Inoltre: nel 1903, al congresso del POSDR, nella disputa tra Lenin e Martov, io appoggiai Lenin, che alla fine portò alla nascita del bolscevismo. Allora mi sembrò che gradualmente avrei potuto ammorbidire la posizione di Lenin, influenzare Martov nella giusta direzione e preservare così l’unità del partito. Ma ben presto mi resi conto che l’unità era impossibile, perché tutto ciò che non era secondo Lenin non aveva diritto di esistere.

Lenin era per l’unità, ma sotto la sua guida, con i suoi obiettivi, con le sue tattiche, con i suoi slogan. Una volta affermato, il bolscevismo guadagnò rapidamente forza, in parte perché le sue tattiche e i suoi slogan erano attraenti per il proletariato russo sottosviluppato, e in parte grazie alla straordinaria tenacia e alla titanica capacità di lavoro di Lenin. Sfortunatamente, era già impossibile correggere il mio errore. Ecco perché l’affermazione del signor Chernov secondo cui i bolscevichi sono miei figli e la battuta di Viktor Adler sulla mia “paternità” nei confronti di Lenin non sono prive di fondamento. Il mio errore è già costato e costerà molto caro alla Russia. Anche per me si è rivelato fatale.

Non c’è dubbio che, se i bolscevichi rimarranno al potere per lungo tempo, faranno di tutto per denigrare e consegnare il mio nome all’oblio. Fortunatamente, questo non accadrà. Sono chiaramente consapevole del mio posto nella storia russa. Non sono Prometeo, né Spinoza, né Kant, né Hegel, né Marx. Non ho dato fuoco alle persone, non ho creato una nuova filosofia, un nuovo insegnamento sociale. Ma per quanto riguarda l'illuminazione del proletariato russo, per quanto riguarda lo sviluppo del pensiero sociale russo, ho comunque fatto qualcosa, e quindi oso pensare che sia la Storia che i discendenti mi giudicheranno favorevolmente.

II. SU MARXISMO E CAPITALISMO

Il MARXISMO, come insegnamento armonioso che combina organicamente materialismo dialettico, economia politica e socialismo scientifico, è la più grande conquista del pensiero umano. La comparsa del “Manifesto” alla fine della prima metà del XIX secolo è un fenomeno naturale. Mai prima d’ora, dall’avvento del capitalismo sulla scena storica, lo sfruttamento del proletariato aveva raggiunto un livello così elevato come in quel momento. Il pensiero sociale europeo ribolliva, una rivoluzione dopo l'altra scuoteva la società borghese, ma il movimento del proletariato rimaneva spontaneo e inconscio. Era necessaria una persona che mettesse un'arma formidabile nelle mani del proletariato: un nuovo insegnamento sociale che sollevasse il proletariato per comprendere il suo ruolo storico e dargli una prospettiva. E la storia ha proposto una persona del genere. Il Manifesto ha svolto un ruolo colossale nell’educazione e nell’organizzazione del proletariato e nel progresso sociale.

La borghesia, spaventata dalla logica ferrea del Manifesto e dal “fantasma del comunismo”, da un lato fece concessioni significative al proletariato e, dall'altro, cercò in ogni modo di screditare gli insegnamenti di Marx. Pertanto, non sono mai mancati i critici del marxismo. Hanno cominciato a moltiplicarsi soprattutto dalla fine degli anni '90. Ma la critica di questi signori non era onesta e tanto meno creativa. Dapprima deliberatamente o per incomprensione hanno distorto Marx, e poi lo hanno gentilmente “corretto”. La critica è stata condotta su tutte le componenti dell'insegnamento di Marx, ma molto spesso la sua punta era diretta contro la teoria dello sviluppo sociale e in particolare contro il Manifesto. E questa non è una coincidenza. Dopotutto, dopo 50 anni, il Manifesto è diventato vulnerabile sotto molti aspetti.

L'analisi contenuta nel Manifesto, assolutamente corretta per l'epoca dell'industria del vapore, cominciò a perdere di significato con l'avvento dell'elettricità. Lo sviluppo sociale della società nella seconda metà del XIX secolo procedette con alcune, seppur minori, deviazioni dalle conclusioni del Manifesto, che però furono evidenti durante la vita dei suoi autori e furono da loro riconosciute. L’idea principale che permea l’intero “Manifesto” rimane vera fino ad oggi. Questa idea è la seguente. Il livello di produzione materiale determina la struttura di classe della società, il modo di pensare delle persone, la loro visione del mondo, l'ideologia, la loro attività mentale, ecc. La lotta di classe, la cui gravità dipende dal grado di contraddizione tra le forze produttive e i rapporti di produzione, è il principale motore del progresso sociale.

I critici di Marx, con invidiabile unanimità, esercitarono i loro sforzi per confutare l'idea della dittatura del proletariato. Ma è ovvio che il proletariato, combattendo la borghesia e difendendo i suoi interessi, come ogni altra classe, ha diritto alla dittatura, soprattutto se diventa il più numeroso. La dittatura della maggioranza sulla minoranza non può essere una dittatura nel vero senso della parola; inoltre, durante il periodo di transizione, sarà necessario solo reprimere la resistenza della borghesia. Qualunque cosa dicano i signori critici di Marx, qualunque argomentazione adottino, bisogna comunque riconoscere che fino ad oggi la società si è sviluppata principalmente secondo Marx. Il numero del proletariato cresce, anche se non così rapidamente come Marx aveva previsto, se non in assoluto, aumenta l'impoverimento relativo delle masse, crescono l'impoverimento, la criminalità e altri vizi del capitalismo. Se la lotta di classe si è attenuata, è stato solo per un po’.

Le crisi di sovrapproduzione erano chiaramente evidenti. Ma la Comune di Parigi, la rivoluzione russa del 1905 e la guerra mondiale tuttora in corso non confermano forse che Marx aveva ragione? No, signori critici, è troppo presto per cancellare gli insegnamenti sociali di Marx! Naturalmente il signor Bernstein, il signor Struve e altri critici avevano una certa razionalità, ma si perdevano nella pula della critica. Il loro compito principale non era sviluppare il marxismo, ma screditarlo. Ciò causò un danno enorme al movimento rivoluzionario, poiché invitò il proletariato ad accordarsi con la borghesia, a rinunciare alla lotta di classe, causò una spaccatura nella socialdemocrazia europea e, infine, portò ad una guerra mondiale: i tedeschi ingannati Il proletariato sostenne attivamente sul piano economico e militare le aspirazioni della borghesia tedesca e del militarismo tedesco.

Ora, come marxista dialettico, mi permetterò di diventare per un po’ un “critico” di Marx e, senza rinunciare a nulla di ciò che ho scritto prima, esprimerò, dal punto di vista dei bolscevichi, una “stupidità” imperdonabile. Credo che molti anni di appartenenza ai marxisti mi diano il diritto di farlo. Il motivo per cui ho messo la parola “critico” tra virgolette risulterà chiaro da quanto segue. Negli ultimi mesi, che hanno dimostrato chiaramente che i miei giorni sono contati, ho cambiato molto idea e alla fine ho deciso di formulare ciò che a lungo mi preoccupava per la sua novità e mi confondeva con la sua mancanza di prove. Penso che la dittatura del proletariato nella concezione di Marx non sarà mai realizzata – né adesso né in futuro, ed ecco perché.

Con l’introduzione di nuove macchine complesse ad alte prestazioni basate sull’elettricità e i successivi progressi della scienza, la struttura di classe della società cambierà non a favore del proletariato, e il proletariato stesso diventerà diverso. Il proletariato, quello che non ha nulla da perdere, comincerà a diminuire, e l'intellighenzia prenderà il primo posto in termini di numero e di ruolo nel processo produttivo. Nessuno ha ancora sottolineato questa possibilità, anche se le statistiche oggettive mostrano che dall'inizio del XX secolo le fila degli intellettuali sono cresciute, in termini relativi, più velocemente delle fila degli operai.

Finora l’intellighenzia è rimasta solo un “servo” della borghesia, uno strato specifico della società che ha uno scopo storico speciale. L'intellighenzia, in quanto strato più istruito della società, è chiamata a portare alle masse idee illuminanti, umane e progressiste. Lei è l’onore, la coscienza e il cervello della nazione. Non ho alcun dubbio che nel prossimo futuro l’intellighenzia si trasformerà da “servo” della borghesia in una classe speciale, estremamente influente, il cui numero crescerà rapidamente e il cui ruolo nel processo produttivo sarà quello di migliorare la forze produttive: lo sviluppo di nuove macchine, nuove tecnologie e la formazione di un lavoratore altamente istruito.

Il ruolo crescente dell’intellighenzia nel processo produttivo porterà inevitabilmente ad un attenuamento delle contraddizioni di classe. L'intellighenzia è particolarmente vicina a categorie storiche, sociali e filosofiche come moralità, giustizia, umanità, cultura, diritto, che contengono due aspetti: generalizzato e di classe. E se quest'ultimo, in funzione delle contraddizioni di classe, può compiere passi rivoluzionari e formare concetti dominanti, allora il primo è interamente determinato dal livello di produzione materiale e, quindi, si sviluppa progressivamente ed evolutivamente. Essendo di natura universale, questo aspetto, il cui portatore è in gran parte l'intellighenzia, avrà un effetto benefico su tutti gli strati della società, ammorbidirà le contraddizioni di classe e svolgerà un ruolo sempre crescente.

Pertanto, una delle principali conseguenze del progresso materiale è una diminuzione del ruolo dell'aspetto di classe delle categorie menzionate e un aumento dell'universale generalizzato. Ad esempio, in futuro, il quadro dell'umanità, che oggi è inteso come un sistema di idee sul valore dell'uomo, sul suo benessere, sui suoi diritti, si espanderà inevitabilmente fino alla comprensione della necessità di prendersi cura di tutti gli esseri viventi e la natura circostante, e questo è lo sviluppo e il rafforzamento del ruolo dell'aspetto umano universale di questa categoria.

Il potente sviluppo delle forze produttive e l’aumento del numero degli intellettuali cambieranno radicalmente la situazione sociale. L’operaio, al quale è richiesta una grande conoscenza per far funzionare una macchina complessa, cesserà di esserne un’appendice. Il costo del lavoro e, quindi, il salario del lavoratore aumenterà inevitabilmente, perché per riprodurre un tale lavoratore saranno necessari ingenti fondi. La complessità delle macchine eliminerà l’uso del lavoro minorile. In termini di istruzione, livello di cultura e visione del mondo, un lavoratore raggiungerà il livello di un intellettuale. In una situazione del genere la dittatura del proletariato diventerà assurda. Cos'è questo? Un allontanamento dal marxismo? No e no! Sono sicuro che con una tale svolta degli eventi, lo stesso Marx, se ciò fosse accaduto durante la sua vita, avrebbe immediatamente abbandonato lo slogan della dittatura del proletariato.

Man mano che le forze produttive subiranno cambiamenti qualitativi, emergeranno nuove classi, nuovi rapporti di produzione, la lotta di classe sarà condotta in un modo nuovo e le idee dell’umanesimo penetreranno profondamente in tutti gli strati della società. La società, anche se resta essenzialmente capitalista, imparerà a superare le crisi. Idee umane e una produzione potente neutralizzano il processo di pauperizzazione. Ultimamente, a volte penso addirittura che la teoria di Marx, nata nelle condizioni della civiltà europea, difficilmente diventerà un sistema di opinioni universale, poiché lo sviluppo socio-economico del mondo può seguire un tipo policentrico.

Nel contesto di quanto sopra, è possibile che alcune delle idee del signor Tugan-Baranovsky si rivelino non così errate come pensavo. Ma rassicurerò i marxisti di oggi: questo non accadrà presto. Il nome di Marx, che ha reso cosciente la lotta di classe, rimarrà per molto tempo iscritto sulle bandiere dei rivoluzionari. È impossibile sopravvalutare i meriti storici di Marx. Il fatto che l'operaio inglese di oggi, nonostante la guerra, viva meglio e abbia più libertà politiche dell'operaio della metà del secolo scorso è merito di Marx! Il fatto che l'operaio di domani, senza dubbio, vivrà molto meglio e in una società più democratica di quella di oggi è merito di Marx! E anche il fatto che il capitalismo, e il capitalista stesso, stiano cambiando in meglio (solo i bolscevichi non lo vedono) è anche merito di Marx!

Il capitalista moderno ha capito da tempo che è molto più redditizio trattare con un lavoratore ben nutrito e contento che con un lavoratore affamato e arrabbiato. In parte per questo motivo, in parte per altri motivi, non penso che il capitalismo verrà sepolto rapidamente. Le mie osservazioni sullo sviluppo del capitalismo in Europa, fatte dalla morte di Marx e soprattutto dall’inizio di questo secolo, mostrano che il capitalismo è una formazione sociale flessibile che risponde alla lotta sociale, si modifica, si umanizza e si muove verso la percezione e l’adattamento delle idee individuali del socialismo. Se è così, non avrà bisogno di un becchino. In ogni caso ha un futuro invidiabile.

Nazionale predatorio, internazionale predatorio, liberale con elementi di democrazia, liberal-democratico, umano-democratico con un sistema sviluppato di protezione sociale: queste sono le possibili fasi dell'evoluzione del capitalismo. Non vedo la necessità di cercare di anticipare le caratteristiche specifiche dell’ultima fase, in cui gli elementi del capitalismo e del socialismo possono andare fianco a fianco per lungo tempo, competendo in alcuni modi e completandosi a vicenda in altri. In futuro, il capitalismo potrebbe morire da solo, lentamente e senza dolore, ma ci vorrà almeno un secolo, e forse più di uno.

Ciò significa che rifiuto i passi rivoluzionari? Affatto! Naturalmente lo faranno. Qualsiasi cambiamento qualitativo nei rapporti di produzione, anche minimo, è una piccola rivoluzione. Se ciò accadesse come suppongo, quale dovrebbe essere lo slogan dei nuovi rivoluzionari? Dittatura dell'intellighenzia? Il potere dei lavoratori è uno slogan che non perderà il suo significato e rimarrà corretto! Chi vive del proprio lavoro deve decidere quale dovrebbe essere la sovrastruttura politica e giuridica. Ho ripetuto più volte questo slogan l'anno scorso, intendendo con esso una coalizione di tutte le forze vive che valorizzano gli interessi della persona che lavora, sia essa un operaio, un contadino o un intellettuale.

III. SUI BOLSCEVICHI, LA LORO TATTICA E L'IDEOLOGIA

Il BOLSCEVISMO, in quanto movimento di estrema sinistra nella socialdemocrazia russa, nato nel 1903 e notevolmente rafforzato negli anni prebellici, è attualmente la forza politica, ideologica e organizzativa più influente. Le ragioni oggettive dell'emergere e del fiorire del bolscevismo in Russia furono il sottosviluppo del proletariato russo, il gran numero di elementi declassati, l'analfabetismo e la mancanza di cultura dei russi. Ho accennato prima a quelli soggettivi. Ma il bolscevismo non è qualcosa di fondamentalmente nuovo.

Le idee del bolscevismo sono state a lungo nelle menti dei rivoluzionari. I giacobini, Blanks, Bakunin e i loro sostenitori, molti partecipanti alla Comune di Parigi su questioni tattiche e ideologiche erano praticamente bolscevichi. Come le rivoluzioni sanguinose sono compagne del capitalismo sottosviluppato, così le idee del bolscevismo sono sempre state e saranno compagne del proletariato sottosviluppato, della povertà, della mancanza di cultura e della scarsa coscienza dei lavoratori. Molto è stato scritto sui bolscevichi, sulle loro tattiche e sulla loro ideologia, anche da me, quindi sarò breve. Il bolscevismo è una tattica speciale, un'ideologia speciale rivolta al sottoproletariato, queste sono parole d'ordine prese in prestito da Saint-Simon e dagli anarcosindacalisti, questa è la fraseologia marxista.

La tattica dei bolscevichi è la tattica di Blanqui, completata da un terrore di classe illimitato. L’ideologia del bolscevismo è l’ideologia di Bakunin, “arricchita” con le idee degli anarco-sindacalisti, il cui padre era Domela Nieuwenhuis. È rivolto, secondo le parole di Bakunin, al “proletariato selvaggio e affamato”, alla “marmaglia sfrenata e non qualificata”. La sopravvalutazione della saggezza popolare, la sua iniziativa, la sua capacità di auto-organizzazione, la fiducia nella capacità del proletariato di stabilire autonomamente la produzione e di esercitare il controllo: tutte queste sono le malattie di Bakunin e degli anarco-sindacalisti. “Pace!”, “Lavoro!”, “Felicità!”, “Uguaglianza!”, “Fratellanza!” - questi sono gli slogan degli utopisti. "Trasformiamo la guerra imperialista in una guerra civile!" (uno slogan adottato dai disfattisti internazionalisti), “Fabbriche, fabbriche per gli operai!”, “Pace per i popoli!”, “Terra per i contadini!” - questi sono gli slogan degli anarcosindacalisti. "Dittatura del proletariato", "democrazia proletaria", "graduale estinzione dello Stato": queste sono le idee di Marx.

Il bolscevismo è quindi blanquismo, fortemente mescolato con l’anarcosindacalismo e posto sotto la bandiera del marxismo. È una combinazione eclettica e dogmatica delle idee di Blanqui, Bakunin, degli anarco-sindacalisti e di Marx. Questo è pseudo-marxismo perché i fondatori del socialismo scientifico erano oppositori coerenti e di principio di Blanqui, Bakunin e altri anarchici. I blanquisti e i bakuninisti furono espulsi dalla Prima Internazionale, gli anarcosindacalisti dalla Seconda. Quindi, il padre spirituale di Lenin nel campo della tattica è Blanqui, e nel campo dell'ideologia - Bakunin e Domela Nieuwenhuis. Le idee di quest’ultimo, adottate dai “disfattisti”, hanno avuto un effetto disastroso sulla Russia. Domela Nieuwenhuis, Gustave Hervé, Robert Grimm, Lenin: questa è la catena genealogica di ogni disfattista internazionalista ed essenzialmente anarco-sindacalista.

Cosa c'è di nuovo nel bolscevismo? Solo una cosa: terrore di classe illimitato e totale. Ma il terrore di classe, soprattutto il terrore illimitato, è stato a lungo rifiutato e condannato dalla socialdemocrazia europea. Il terrore di classe come metodo per attuare la dittatura del proletariato, a cui sono impegnati i bolscevichi, è carico di enormi pericoli, perché nelle attuali condizioni in Russia può facilmente trasformarsi in un totale terrore di stato. Abbiamo sempre sostenuto – e non solo noi, ma anche i nostri oppositori – che il socialismo è una società umana e socialmente giusta, quindi non può essere costruita sulla base della violenza e del terrore. Come il bene fatto a partire dal male contiene in sé il germe di un male ancora più grande, così una società costruita sull'inganno e sulla violenza porterà con sé il male, l'odio e, di conseguenza, un'accusa di autodistruzione.

È inutile soffermarsi sugli slogan degli utopisti. Slogan “Pace ai popoli!”, “Fabbriche agli operai”, “Terra ai contadini!” - attraente, ma essenzialmente falso e per niente marxista. Invece della pace interna, i bolscevichi precipiteranno la Russia in una brutale guerra civile, che sta per iniziare e nella quale verranno versati fiumi di sangue, in un terrore di classe senza fine. I bolscevichi hanno bisogno di una guerra civile, sanguinosa e spietata, perché solo su questa strada potranno mantenere e rafforzare il loro potere. Ma i bolscevichi non garantiranno nemmeno la pace esterna. Se vincono, la Russia bolscevica si ritroverà circondata da paesi capitalisti, che difficilmente rinunceranno ai tentativi di porre fine ai bolscevichi, che gridano incautamente all’inevitabilità di una rivoluzione mondiale. Nel socialismo leninista gli operai si trasformeranno da salariati del capitalista in salariati dello stato feudale e in contadini, ai quali in un modo o nell'altro verrà tolta la terra e sui quali ricadrà inevitabilmente tutto il peso della crescita industriale del paese. caduta, diventerà sua servitù.

A cosa portò lo slogan di Lenin “Pace senza annessioni e indennità”? è ben noto - al vergognoso Trattato di Brest-Litovsk con enormi annessioni e indennità. Lenin ha fatto di tutto per disintegrare e poi sciogliere l'esercito russo, e ora, convincendosi della necessità della pace di Brest, esclama con amarezza: "Capisci, non abbiamo un esercito pronto al combattimento!" E se in Lenin è rimasto anche solo un briciolo di patriottismo, deve pregare di notte Dio (o il diavolo, non so chi adora) affinché la Germania venga sconfitta, altrimenti la Russia perderà economicamente e, forse, indipendenza politica, e il monarca restaurato diventerà un burattino tedesco. È anche noto come il principio della socialdemocrazia europea “il diritto delle nazioni all’autodeterminazione” sia stato realizzato nella pratica bolscevica – con il decreto sull’indipendenza della Finlandia, che Lenin consegnò al reazionario e boia P. Svinhuvud, senza chiedendosi addirittura cosa ne pensassero gli operai e i contadini finlandesi. Perché? Sì, perché Lenin ne aveva bisogno per ragioni tattiche. Sull'altare della tattica, per raggiungere obiettivi immediati, si sacrifica tutto: la coscienza, la moralità universale, gli interessi della Patria.

Recentemente, il numero del partito bolscevico è cresciuto rapidamente. Ciò, però, non significa la crescita della sua parte cosciente, perché la stragrande maggioranza di coloro che hanno aderito non conoscono nemmeno i fondamenti del socialismo scientifico. Alcuni, che credevano nelle idee di Lenin e nelle promesse dei bolscevichi, diventeranno ciechi esecutori della volontà dei loro leader, altri, che si sono uniti per strappare in tempo una fetta più grande della “torta rivoluzionaria”, saranno solo in grado di votare “sì” e in futuro si trasformeranno in burocrati di partito che si riveleranno peggiori funzionari zaristi, perché un funzionario del partito al governo interferirà in tutto e sarà responsabile delle sue azioni solo nei confronti dei suoi “compagni di partito” .”

Le azioni dei bolscevichi dimostrano eloquentemente che il dolore della mente non è il loro dolore. Il loro dolore è il dolore dell’ignoranza, della fede cieca in Lenin, nelle sue “brillanti scoperte teoriche”, che egli decreta senza considerare necessario sostenerle nemmeno con le prove più basilari. Senza la minima idea di socialismo scientifico, commettono un crimine dopo l’altro, senza nemmeno sospettare che la violenza rivoluzionaria sia illegalità.

Ad esempio, l'espropriazione da loro compiuta è un palese atto di illegalità e vandalismo, una rapina incontrollata (esempio con le banche private). Tale espropriazione porterà inevitabilmente al completo caos economico e formerà un ampio strato di persone che, invece di lavorare, si “strapperanno la gola” e, contando su un fucile e slogan rivoluzionari, arriveranno al punto di cominciare a prendere via l'ultimo pollo al contadino.

Dopo aver effettuato un colpo di stato e averlo proclamato rivoluzione socialista, Lenin ha diretto la storia russa lungo un percorso falso e senza uscita. Di conseguenza, la Russia resterà indietro nel suo sviluppo per molti anni, e forse anche decenni. Non c’è né l’energia né il tempo per dimostrarlo rigorosamente. Tuttavia, data l’importanza dell’affermazione e la bassissima alfabetizzazione dei russi, soprattutto in materia di socialismo scientifico, devo ancora fare alcune ipotesi logiche. Ho ripetutamente messo in guardia i bolscevichi e coloro che si lasciano trasportare dalle loro frasi e dai falsi slogan contro la fretta e l'avventurismo nelle azioni rivoluzionarie.

Ho sostenuto e sostenuto: la Russia non è pronta per una rivoluzione socialista, né in termini di livello di sviluppo delle forze produttive, né di dimensioni del proletariato, né di livello di cultura e autocoscienza delle masse, e quindi l'esperimento sociale concepito da Lenin è destinato al fallimento. “Sì, ma non è possibile”, mi chiederà un sostenitore di Lenin o un “mezzo-leninista”, “sotto il potere del proletariato, eliminare l’analfabetismo, elevare la cultura e l’autocoscienza dei lavoratori, aumentare rapidamente il numero dei lavoratori e sviluppare le forze produttive?” Rispondo: no, non puoi!

In primo luogo, non è possibile violare le leggi oggettive dello sviluppo sociale, poiché ciò non rimarrà impunito.

In secondo luogo, la cultura e l'autocoscienza delle masse è un fattore sociale che dipende interamente dal grado di sviluppo delle forze produttive, sebbene, ovviamente, vi sia un feedback.

In terzo luogo, con la dichiarazione dei rapporti di produzione socialisti, Lenin lasciò molto indietro le forze produttive e creò così, al contrario, una situazione rivoluzionaria. Non ci sono contraddizioni antagoniste nella società solo se i rapporti di produzione esistenti corrispondono al livello di sviluppo delle forze produttive. Una discrepanza di questo tipo darà origine a nuove contraddizioni finora sconosciute, non meno, e molto probabilmente più drammatiche, di quelle del capitalismo moderno.

In quarto luogo, in questa fase della storia russa il potere non può e non vuole appartenere al proletariato. Nell'ottobre 1917 Lenin era attivamente sostenuto da non più dell'1% dei russi, quindi chiunque abbia almeno familiarità con la tattica di Blanqui concorderà nel dire che la Rivoluzione d'Ottobre è un colpo di stato blanquista che, secondo Engels, presuppone l'inevitabile dittatura di i suoi organizzatori e qualsiasi dittatura è incompatibile con le libertà politiche e civili. Non voglio fare la Cassandra delle cose, ma continuo a sostenere che l'evoluzione del potere bolscevico sarà la seguente: la dittatura leninista del proletariato si trasformerà rapidamente nella dittatura di un partito, la dittatura del partito in quella del proletariato. dittatura del suo leader, il cui potere sarà sostenuto prima dalla classe e poi dal terrore di stato totale. I bolscevichi non potranno dare al popolo né la democrazia né la libertà, perché, una volta realizzato ciò, perderanno immediatamente il potere.

Lenin lo capisce bene. E se è così, allora i bolscevichi non hanno altra strada se non quella del terrore, dell’inganno, dell’intimidazione e della coercizione. Ma è possibile sviluppare rapidamente le forze produttive e costruire una società giusta attraverso il terrore, l’inganno, l’intimidazione e la coercizione? Ovviamente no! Ciò sarà possibile solo in una democrazia, sulla base del lavoro libero, cosciente e interessato. Ma di che tipo di democrazia possiamo parlare se in meno di sei mesi i bolscevichi chiudessero più giornali e riviste di quanto fecero le autorità zariste durante l'intera era Romanov. Di che tipo di libertà e interesse per il lavoro possiamo parlare se viene adottato un “monopolio del grano” e viene sollevata la questione della coscrizione forza lavoro e degli eserciti del lavoro?

Lottando per cambiamenti radicali, accelerando irresponsabilmente gli eventi, i bolscevichi si stanno rapidamente spostando a sinistra, ma, camminando in un circolo politico vizioso, finiranno inevitabilmente dalla parte destra e si trasformeranno in una forza negativa e reazionaria. Le persone raramente valutano le proprie azioni nella pienezza delle possibili conseguenze. Con le sue attività, Lenin ha già causato enormi danni alla Russia e, temo, l’entità di questo danno diventerà critica ad un certo punto del dominio bolscevico. Se Lenin e i suoi seguaci manterranno il loro potere per molto tempo, allora il futuro della Russia sarà triste: il destino dell'Impero Inca lo attende, i "commissari del popolo", immaginandosi come "gravi distruttori di Cartagine", non distruggeranno il vecchio mondo, ma la loro Patria, le “pillole di Morrison” che avevano promesso si riveleranno una pozione velenosa, e il loro “approccio creativo” al socialismo è il suo discredito. L'affermazione di Lenin sulla possibilità della vittoria della rivoluzione socialista in un unico paese arretrato, come la Russia, non è un approccio creativo al marxismo, ma un allontanamento da esso. Lenin non arrivò a questa conclusione per caso: ne aveva bisogno per ispirare i bolscevichi.

Il calcolo di Lenin secondo cui la rivoluzione in Russia sarebbe stata portata avanti dal proletariato occidentale era sbagliato. Non può succedere nulla di grave in Europa, poiché oggi il proletariato occidentale è lontano dalla rivoluzione socialista quasi quanto lo era ai tempi di Marx.

Il cammino dei bolscevichi, qualunque esso sia, breve o lungo, sarà inevitabilmente colorato dalla falsificazione della storia, dai crimini, dalle menzogne, dalla demagogia e dagli atti disonesti. Già adesso, nella breve storia del loro potere, una persona curiosa può identificare un numero considerevole di momenti dubbi e suggestivi. Ad esempio, con quale scopo gli amici svizzeri di Lenin, F. Platen e soci, arrivarono a San Pietroburgo in uno dei momenti più critici, quando il potere bolscevico era in bilico? Perché Lenin aveva urgentemente bisogno di “nazionalizzare” le banche private? È davvero così che, poco prima dell'Assemblea costituente, litigherà con i suoi unici alleati: i socialisti rivoluzionari di sinistra? Perché con una fretta sorprendente Lenin concesse l’indipendenza alla Finlandia e ritirò le sue truppe? Chi era interessato all'attentato a Lenin pochi giorni prima dell'apertura dell'Assemblea costituente?

Potrei continuare su tali domande ma, non potendo nella mia posizione dare risposte convincenti, mi asterrò dal farlo. Tutto ciò che è stato detto sui bolscevichi - la loro tattica, la loro ideologia, il loro approccio all'espropriazione, il loro terrore illimitato - mi permette di dire con sicurezza: il crollo dei bolscevichi è inevitabile! Il terrore su cui fanno affidamento i bolscevichi è la forza della baionetta. Ma, come sai, è scomodo sedersi sulle baionette; il 20 ° secolo - il secolo delle grandi scoperte, il secolo dell'illuminazione e della rapida umanizzazione rifiuterà e condannerà il bolscevismo. Ammetto l'idea che Lenin, basandosi sul terrore totale, uscirà vittorioso dalla guerra civile, per la quale si batte con tanta insistenza. In questo caso, la Russia bolscevica si troverà in un isolamento politico ed economico e si trasformerà inevitabilmente in un campo militare, dove i cittadini saranno spaventati dall’imperialismo e nutriti di promesse. Ma prima o poi verrà il momento in cui la fallacia delle idee di Lenin diventerà evidente a tutti, e allora il socialismo bolscevico crollerà come un castello di carte. Piango il destino dei russi, ma, come Chernyshevsky, dico: "Lascia che sia quello che sarà, ma ci sarà una vacanza sulla nostra strada!"

IV. PERCHÉ MI RIFIUTO DI COMBATTERE I BOLSCEVICHI

Il MIO rifiuto di combattere i bolscevichi dopo gli avvenimenti di ottobre causò sconcerto tra molti. Alcuni, che non mi conoscono bene, suggeriscono che la mia decisione sia il risultato di una brutale perquisizione della mia casa effettuata dai bolscevichi pochi giorni dopo la Rivoluzione d’Ottobre. Questo è un errore. La ricerca, che, secondo me, è stata condotta dal marinaio S. Kokotko, non mi ha spaventato, inoltre, non ha causato un peggioramento della mia salute, come hanno scritto alcuni giornali. Altri, quelli che mi conoscono meglio, credono che questa sia una conseguenza di una forte esacerbazione della mia malattia. Ma hanno anche torto, anche se in effetti la mia salute è peggiorata così rapidamente con l'arrivo dell'autunno che già a gennaio non riuscivo nemmeno a tenere una penna tra le mani. La mia cattiva salute non mi avrebbe fermato se avessi visto il senso della lotta: se non ho la forza di scrivere, posso dettare. Ho rinunciato alla lotta per una serie di ragioni oggettive.

1. Il mio atteggiamento di principio nei confronti della guerra, la critica ai bolscevichi e ai semi-leninisti, la riluttanza a flirtare con il proletariato sottoproletario, il rifiuto di approfondire la rivoluzione, l'atteggiamento leale nei confronti del governo provvisorio: tutto questo ha funzionato contro di me. L'ho visto, ma non volevo, come, ad esempio, i compagni Tseretelli, Chkheidze, Avksentyev e altri, per mantenere la popolarità, peccare con le mie opinioni e fare concessioni a Lenin. Dopo gli avvenimenti di luglio, l’amarezza e l’intransigenza di classe fomentate dai bolscevichi, la sordità e la cecità politica si intensificarono ogni giorno. Si sono manifestati in modo particolarmente chiaro all'incontro di Mosca. Quando mi sono rivolto a destra, verso la classe commerciale e industriale, il lato destro ha applaudito - il lato sinistro è rimasto in silenzio, quando mi sono rivolto a sinistra, verso la socialdemocrazia russa, il lato sinistro ha applaudito - il lato destro è stato silenzioso. Di conseguenza, né l'uno né l'altro mi hanno capito.

E il compromesso, l’unica cosa che potrebbe salvare la Russia, è stato sacrificato all’ambizione politica. La colpa di ciò è principalmente dei bolscevichi, ma c'erano anche ragioni oggettive per questo. L’immaturità del proletariato (e anche della borghesia!), l’analfabetismo di massa, il forte impoverimento e la stanchezza del popolo causati dalla guerra, la scissione della socialdemocrazia europea e russa, l’inattività e l’incoerenza del governo provvisorio furono il terreno fertile in cui germogliarono rapidamente i semi dell’anarchia e dell’intransigenza di classe di Lenin. In una situazione sociale così oggettivamente consolidata era inutile continuare la lotta contro i bolscevichi.

2. Ho dedicato tutta la mia vita alla causa della liberazione della classe operaia, e ora che il potere è passato nelle mani dei Soviet dei deputati degli operai e dei contadini, non posso combattere con coloro che ritenevo e ritengo debbano essere siate miei fratelli, sebbene essi, ingannati da capi disonesti, commettano un errore fatale. Le conseguenze di questo errore saranno molto tristi, innanzitutto per lo stesso proletariato russo. Ma lasciamo che il proletariato russo – per quanto triste possa essere – completi il ​​cammino spinoso destinatogli dalla capricciosa Storia, maturi e arrivi alla comprensione del suo destino.

3. Anche altre considerazioni mi hanno impedito di combattere. Se i bolscevichi crollassero adesso, ci sarebbe una reazione profonda e prolungata, a seguito della quale ne soffrirebbero sia la socialdemocrazia russa che quella occidentale, e le conquiste del proletariato andrebbero perse. Ma se i bolscevichi manterranno il potere almeno per qualche anno, allora la Russia e i suoi cittadini ne soffriranno, e la socialdemocrazia internazionale ne trarrà solo beneficio: spaventata dagli eventi in Russia, la borghesia occidentale farà serie concessioni alla classe operaia. Piango per la Russia, ma, restando un coerente internazionalista, scelgo la seconda.

V. PER QUANTO TEMPO I BOLSCEVICHI MANTERANNO IL POTERE

QUESTA è la domanda che preoccupa molte persone in questo momento. Lo chiedono gli oppositori dei bolscevichi, gli stessi bolscevichi, è importante per ogni russo che non è indifferente al destino della Patria. La risposta a questa domanda non può essere univoca, poiché dipende da molti fattori oggettivi, soggettivi e persino casuali. Indovinare è un affare indegno, quindi giustificherò le mie previsioni nella misura del possibile. Mi sento tanto più obbligato a farlo perché ho creduto e credo tuttora che il futuro, almeno quello immediato, non può essere poco chiaro e incerto. Inoltre, ho detto più di una volta che una persona che comprende il passato e comprende il presente, che vede l'interconnessione, la continuità e la condizionalità degli eventi storici, è in grado di prevedere il futuro con una certa certezza. Le condizioni storiche oggettive che si sono sviluppate fino ad oggi in Russia, la logica dello sviluppo degli eventi, le azioni dei bolscevichi, dettate dalla loro tattica e ideologia, mi permettono di affermare che sulla via del rafforzamento del loro potere dovranno affrontare quattro crisi di crescente complessità. Il loro tempo al potere sarà determinato da quale si imbatteranno.

La prima crisi che si avvicina inesorabilmente è la crisi della fame. Se Lenin non si sbarazza della coalizione con i socialisti rivoluzionari di sinistra, che frenano il terrore di classe (l’esempio del signor Purishkevich) e si oppongono energicamente alle brigate alimentari, allora i bolscevichi perderanno il potere nell’autunno di quest’anno, quando i contadini seppelliscono il grano nella terra e il paese viene colpito da una carestia senza precedenti. Saliranno al potere i socialisti rivoluzionari, i cadetti e i menscevichi. Ma rimuovendo i socialisti rivoluzionari di sinistra dalle istituzioni governative e liberando così le loro mani, i bolscevichi saranno in grado di sopravvivere alla crisi imminente. Comprendendo ciò, Lenin coglierà la prima occasione per screditare e sconfiggere i suoi ex alleati, con i quali le contraddizioni sono andate crescendo dal giorno dello scioglimento dell'Assemblea Costituente. L’inevitabilità di ciò non richiede prove. Il recente rifiuto dei socialisti-rivoluzionari di sinistra di firmare il vergognoso Trattato di Brest-Litovsk, il loro ritiro dal Consiglio dei commissari del popolo, il loro rifiuto del "monopolio del grano" di Lenin: tutto ciò suggerisce che la crisi nei rapporti tra loro e i bolscevichi ha raggiunto un livello oltre il quale una rottura completa è questione dei prossimi mesi.

Dopo aver opposto ai contadini ricchi e medi gli operai non qualificati e quelli sulla cui bandiera, secondo la felice espressione del marinaio A. Alexandrov, è scritto "Prendi!", organizzando la massiccia espropriazione del grano, i bolscevichi resisteranno ancora un anno o due finché la loro incapacità di ripristinare la produzione non diventi evidente e per il proletariato stesso.

Ma saranno in grado di superare questa crisi – la crisi della devastazione – se scateneranno una guerra civile su larga scala e, usando il terrore di classe illimitato e la legge marziale, distruggeranno quasi tutti coloro che non sono d’accordo con loro. Una guerra civile permetterà loro di introdurre la legge marziale in tutta la Russia e di attribuire la devastazione a nemici esterni e di classe. A proposito, se scoppiasse una guerra civile, una parte significativa dei contadini combatterebbe dalla parte dei bolscevichi. Il contadino russo, per quanto analfabeta possa essere, capisce bene: se Lenin perde, la terra dovrà essere restituita ai precedenti proprietari. Dopo aver vinto la guerra civile e ripristinato almeno in qualche modo la produzione, anche attraverso misure coercitive, ad esempio introducendo la coscrizione obbligatoria universale del lavoro, i bolscevichi avrebbero resistito per altri cinque o dieci anni, finché non fossero scomparse le contraddizioni tra la natura socialista della produzione industriale e quella privata. la produzione si intensificò al limite, la natura capitalistica dell'agricoltura. Fino ad ora la Russia è stata e rimarrà nel prossimo futuro un paese industrialmente arretrato, con gran parte del suo reddito nazionale proveniente da prodotti agricoli. Senza la capacità di controllare e disporre di questa quota, i bolscevichi prima o poi perderanno il potere.

L’unione della classe operaia con i contadini, di cui Lenin parla costantemente, è impossibile. Il contadino ha bisogno della terra, non è interessato al socialismo, perché per la natura dell'agricoltura il contadino è più vicino al capitalismo che al socialismo. In linea di principio, tale unione sarebbe possibile in condizioni di democrazia, uguaglianza politica ed equo scambio di beni, ma non sotto l’egemonia del proletariato. L'egemonia del proletariato umilia deliberatamente i contadini e ne assume il ruolo subordinato. Questo atteggiamento dei bolscevichi nei confronti dei contadini conferirà alla crisi economica segnalata una connotazione politica.

Facendo concessioni ai socialisti rivoluzionari di sinistra, nel 1917 i bolscevichi piazzarono una bomba a orologeria per se stessi: socializzarono la terra, sebbene inizialmente nel loro programma fosse prevista la nazionalizzazione. Per superare questa gravissima crisi, di carattere politico-economico, i bolscevichi dovranno dichiarare guerra totale ai contadini e distruggere la parte migliore di essi, coloro che sanno e vogliono lavorare. In quale forma ciò potrebbe essere fatto, i bolscevichi saranno spinti dalla situazione, internazionale e interna, nonché dal grado di stratificazione dei contadini che si era manifestato a quel tempo. Dopo aver superato la terza crisi, i bolscevichi possono resistere ancora per molti anni fino all'arrivo della quarta crisi: una crisi ideologica, quando il governo bolscevico inizierà a disintegrarsi dall'interno. Ma il processo di decomposizione può durare decenni, poiché la Russia non ha mai conosciuto la democrazia, e il prossimo potere assoluto – il potere dei bolscevichi – sarà accettato dai russi con umiltà e pazienza. Inoltre, questo potere può essere sostenuto da una sofisticata demagogia e da uno sviluppato apparato di sorveglianza e repressione.

Naturalmente le mie previsioni possono essere modificate da ogni tipo di circostanza, impossibile da prevedere e che dipende da Sua Maestà il Caso. Ad esempio, quando la Germania sarà sconfitta – e non ho dubbi che sarà sconfitta – come sarà l’Europa del dopoguerra, chi sarà il successore di Lenin in caso di sua morte, ecc. Inoltre, non escludo la possibilità che Lenin, in quanto persona tatticamente flessibile e conoscitore del marxismo, possa ad un certo punto apportare modifiche significative nella direzione di allontanarsi dalle trasformazioni socialiste dichiarate, che, tuttavia, causeranno malcontento tra i sottoproletari. proletariato. Tuttavia, non ho dubbi che i bolscevichi e la loro ideologia, mirata agli elementi declassati, alla fine falliranno. È questione di tempo. Nessuno può cambiare il corso dello sviluppo storico! Una personalità straordinaria può solo accelerare o rallentare questo processo. Lenin rallenterà la storia russa e quindi vi entrerà con lo stesso segno con cui entrò il Falso Dmitrij.

VI. SU LENIN E GLI ALTRI LEADER CROVE

Confesso che dubitavo che fosse necessario scrivere su Lenin, poiché ognuno dei suoi sostenitori vedeva nella prima riga negativa la "vendetta dell'altro mondo". Ma Lenin è un mio allievo, che non ha imparato nulla da me, e inoltre è il mio avversario, sul quale in futuro si scriveranno dei volumi, quindi sarebbe vigliaccheria da parte mia passare sotto silenzio questo argomento. In questi casi è difficile essere obiettivi, ma ingannerei me stesso se deviassi adesso dalla verità.

Lenin è, ovviamente, una personalità grande e straordinaria. Difficile scrivere di lui: ha tanti volti e, come un camaleonte, cambia colore all'occorrenza. Con gli intellettuali è un intellettuale, con gli operai è un “operaio”, con i contadini è un “contadino”; è naturale e casuale, logico e illogico, semplice e complesso, coerente e incoerente, un “marxista” e uno pseudomarxista, ecc. ecc. Non sarebbe vero se lo accusassi di ignorare il marxismo, sarebbe Sarebbe anche un errore se dicessi che era dogmatico. No, Lenin non è un dogmatico, conosce il marxismo. Ma, sfortunatamente, lo “sviluppa” con incomprensibile tenacia in una direzione - nella direzione della falsificazione e con un obiettivo - per confermare le sue conclusioni errate. L’unica cosa che non gli va bene del marxismo è che deve aspettare finché non siano mature le condizioni oggettive per una rivoluzione socialista. Lenin è uno pseudo-dialettico. È convinto che il capitalismo stia diventando più duro e si svilupperà sempre nella direzione di aumentare i suoi vizi. Ma questo è un errore enorme. Con lo sviluppo delle forze produttive, il sistema schiavistico si ammorbidì, il feudalesimo si ammorbidì e, quindi, il capitalismo si ammorbidì. Ciò si spiega con la lotta di classe e la graduale crescita della cultura e dell'autocoscienza di tutti i segmenti della popolazione.

Lenin è un tipo integrale che vede il suo obiettivo e si sforza di raggiungerlo con tenacia fanatica, senza fermarsi davanti a nessun ostacolo. È molto intelligente, energico, estremamente laborioso, non vanitoso, non materialista, ma dolorosamente orgoglioso e assolutamente intollerante alle critiche. “Tutto ciò che non è secondo Lenin è soggetto alla dannazione!” - così disse una volta M. Gorky. Per Lenin chiunque sia in disaccordo con lui su qualcosa è un potenziale nemico che non merita una cultura fondamentale della comunicazione. Lenin è un tipico leader, la cui volontà sopprime coloro che lo circondano e attenua il proprio istinto di autoconservazione. È coraggioso, deciso, non perde mai l'autocontrollo, fermo, calcolatore e flessibile nelle tattiche. Allo stesso tempo, è immorale, crudele, senza principi e un avventuriero per natura.

Si dovrebbe, tuttavia, riconoscere che l’immoralità e la crudeltà di Lenin non derivavano dalla sua immoralità e crudeltà personale, ma dalla sua convinzione di avere ragione. L'immoralità e la crudeltà di Lenin sono una sorta di uscita dalla sua individualità subordinando la moralità e l'umanità agli obiettivi politici. Lenin è capace di uccidere la metà dei russi per condurre la seconda verso un felice futuro socialista. Per raggiungere il suo obiettivo farà di tutto, anche un'alleanza con il diavolo, se necessario. Il defunto Bebel disse: "...andrò anche con il diavolo e anche con sua nonna", ma allo stesso tempo aggiunse che un simile accordo è possibile se sella il diavolo o sua nonna, e non loro. L’alleanza di Lenin con il diavolo finirà con il diavolo che lo cavalca, proprio come una volta la strega cavalcava Khoma.

È opinione diffusa che la politica sia un affare sporco. Sfortunatamente, le attuali azioni di Lenin lo confermano chiaramente. La politica senza moralità è un crimine. Una persona dotata di potere o un politico con grande autorità deve essere guidato nelle sue attività, prima di tutto, da principi morali universali, perché leggi senza principi, appelli e slogan immorali possono trasformarsi in un'enorme tragedia per il Paese e la sua gente. Lenin questo non lo capisce e non vuole capirlo.

Lenin manipola abilmente le citazioni di Marx ed Engels, spesso dando loro un'interpretazione completamente diversa. Dai miei lavori sul ruolo dell’individuo e delle masse nella Storia, Lenin ha imparato solo una cosa: lui, come individuo “chiamato” dalla Storia, può farne quello che vuole. Lenin è l'esempio di una persona che, pur riconoscendo il libero arbitrio, vede le sue azioni interamente dipinte nel colore brillante della necessità. È sufficientemente istruito per considerarsi Maometto o Napoleone, ma Lenin è assolutamente convinto di essere il “prescelto del destino”. Dal punto di vista delle leggi dello sviluppo sociale e della necessità storica, Lenin fu necessario solo fino al febbraio 1917 - in questo senso è naturale.

Dopo la Rivoluzione di febbraio, che spazzò via lo zarismo ed eliminò le contraddizioni tra forze produttive e rapporti di produzione, il bisogno storico di Lenin scomparve. Ma il problema è che le masse non lo sapevano e non lo sanno. Hanno ricevuto più libertà politiche che nell'Europa occidentale, ma, mezzi affamati e impoveriti, e anche costretti a continuare la guerra, non se ne sono nemmeno accorti. Se la guerra fosse finita nella primavera del 1917, il governo provvisorio avrebbe risolto senza indugio la questione della terra - e Lenin non avrebbe più avuto alcuna possibilità di portare a termine una rivoluzione socialista, e lui stesso sarebbe stato cancellato per sempre dalle file di quei militanti. evocato dalla Storia. Ecco perché la Rivoluzione d'Ottobre e il Lenin di oggi non sono uno schema, ma un incidente mortale.

Lenin è un teorico, ma per un socialista colto le sue opere non sono interessanti; Non sono caratterizzati da eleganza di stile, logica raffinata o pensieri profondi, ma invariabilmente fanno una forte impressione su una persona analfabeta con la semplicità della loro presentazione, il coraggio dei loro giudizi, la loro fiducia nella giustezza e nell'attrattiva. dei loro slogan.

Lenin è un buon oratore, un abile polemista che usa qualsiasi tecnica per confondere, mettere a tacere e perfino insultare il suo avversario. Con una dizione imperfetta, sa esprimere chiaramente i suoi pensieri, è in grado di adulare, interessare e persino ipnotizzare il pubblico, mentre adatta sorprendentemente rapidamente e accuratamente il suo discorso al livello degli ascoltatori, dimenticando che lottare per una giusta causa non significa significa adulare la folla e abbassarsi al suo livello. Lenin è un uomo che non conosce la “media aurea”. "Chi non è con noi è contro di noi!" - questo è il suo credo politico. Nel suo desiderio di calpestare il nemico, si piega agli insulti personali, arriva a insulti grossolani, e non solo nella polemica, ma anche sulle pagine delle opere stampate, che “cuoce” a una velocità inaccettabile. Il brillante Pushkin copiò persino completamente le sue lettere. Il grande Tolstoj corresse più volte i suoi romanzi. Lenin si limitò solo a piccole correzioni.

Molti concetti universali riconosciuti da ogni persona civile vengono respinti da Lenin o interpretati in senso negativo. Ad esempio, per qualsiasi persona alfabetizzata il liberalismo è un sistema di opinioni positivo, per Lenin sono solo “banalità liberali”. Per ogni persona alfabetizzata la democrazia borghese è, seppure ridotta, ma pur sempre democrazia; per Lenin è “filisteismo”, ma il terrore di classe illimitato è “democrazia proletaria, sebbene, in linea di principio, la democrazia – cioè il potere del popolo – sia non “Non può essere borghese o proletario, poiché sia ​​la borghesia che il proletariato, presi separatamente, sono solo una parte del popolo, tutt’altro che grande.

Tolstoj, il più grande umanista, che credeva che la vera grandezza fosse impossibile senza amore, gentilezza e semplicità, non avrebbe riconosciuto Lenin come grande. Ma ha ragione? Napoleone non era noto per il suo amore, la sua gentilezza o la sua semplicità, ma era certamente un grande comandante. La storia ha conosciuto grandi poeti, grandi musicisti, ma ha conosciuto anche grandi "criminali". Allora chi è Lenin? Lenin è il Robespierre del XX secolo. Ma se quest'ultimo taglia la testa a diverse centinaia di persone innocenti, Lenin taglierà di milioni.A questo proposito ricordo uno dei primi incontri con Lenin, avvenuto, secondo me, nell'estate del 1895 al caffè Landolt.

La conversazione si è spostata sulle ragioni della caduta della dittatura giacobina. Ho detto scherzosamente che è crollato perché la ghigliottina tagliava troppo spesso le teste. Lenin alzò le sopracciglia e obiettò seriamente: "La repubblica giacobina è caduta perché la ghigliottina tagliava teste troppo raramente. La rivoluzione deve sapersi difendere!". Allora noi (erano presenti P. Lafargue, J. Guesde e, a quanto pare, C. Longuet) abbiamo solo sorriso del massimalismo della città di Ulyanov. Il futuro, tuttavia, ha mostrato che questa non era una manifestazione di giovinezza e ardore, ma rifletteva le sue visioni tattiche, che erano già chiaramente formulate da lui in quel momento. Il destino di Robespierre è ben noto. Anche il destino di Lenin non sarà migliore: la rivoluzione da lui commessa è peggiore di quella del mitico Minotauro; mangerà non solo i suoi figli, ma anche i suoi genitori. Ma non gli auguro la sorte di Robespierre. Possa Vladimir Ilyich vivere abbastanza da vedere il momento in cui comprenderà chiaramente l'errore della sua tattica e rabbrividirà per ciò che ha fatto.

Secondo dopo Lenin per abilità e importanza nel partito bolscevico è Trotsky. "Giuda", "il più meschino carrierista e fazioso", "un ladro, peggiore di qualsiasi altro fazionista" - così parlava di lui Lenin e aveva assolutamente ragione. Lenin scrisse in una delle sue opere: "C'è molto splendore e rumore nelle frasi di Trotsky, ma non c'è contenuto in esse", e in questa valutazione Lenin ha ragione. Lo stile di Trotsky - lo stile di un giornalista vivace - è troppo leggero e fluente per essere profondo. Trotsky è estremamente ambizioso, orgoglioso, senza principi e dogmatico fino all'ultimo dettaglio. Trotsky era un “menscevico”, un “non frazionista”, e ora è un “bolscevico”.

In effetti, è sempre stato e sarà un “socialdemocratico in sé”. È sempre lì con chi ha successo, ma allo stesso tempo non rinuncerà mai a cercare di diventare il numero uno. Trotsky è un oratore brillante, ma le sue tecniche sono monotone e stereotipate, quindi è interessante ascoltarlo solo una volta. Ha un carattere esplosivo e, in caso di successo, può fare molto in breve tempo, ma se fallisce cade facilmente nell'apatia e persino nella confusione. Se diventasse chiaro che la rivoluzione di Lenin è destinata a fallire, sarà lui il primo a lasciare le file dei bolscevichi. Ma se dovesse avere successo, farà di tutto per spodestare Lenin. Lenin lo sa, eppure sono nello stesso campo, perché Lenin ha bisogno della demagogia di Trotsky e della sua idea di rivoluzione permanente, e inoltre è un maestro incomparabile nel riunire tutti sotto la sua bandiera. Lenin, il leader dei bolscevichi, non accetterebbe mai di essere il leader di un’altra fazione. Per Trotsky la cosa più importante è essere un leader, qualunque sia il partito. Ecco perché in futuro gli scontri tra Lenin e Trotskij saranno inevitabili.

Accanto a Trotsky puoi mettere Kamenev, poi Zinoviev, Bukharin. Kamenev conosce il marxismo, ma non è un teorico. Secondo le sue convinzioni, Kamenev è un menscevico di Zimmerwald, in bilico tra menscevichi e bolscevichi. Non ha la forza di volontà necessaria per rivendicare il ruolo di politico influente. Ecco perché segue i bolscevichi, anche se sotto molti aspetti non è d'accordo con loro. Zinoviev è un bolscevico di orientamento Zimmerwald-Kinthal, ma senza convinzioni pienamente formate.

Nonostante i continui dubbi, rimarrà comunque nelle file dei bolscevichi finché non si presenterà l'occasione con la prospettiva di trasferirsi in un altro campo. Zinoviev, come Kamenev, non ha un carattere forte, ma è capace di eseguire qualsiasi ordine di Lenin per consolidare le proprie posizioni. Bukharin è un bolscevico convinto e di principio, non privo di logica, della propria opinione e della stoffa di un teorico. Egli fu ripetutamente e su molte questioni in disaccordo con Lenin. È possibile che Bukharin, in caso di morte di Lenin, diventi la figura di spicco della dittatura bolscevica. Ma è anche possibile che durante la vita di Lenin, Bukharin e altre figure nominate, come i Girondini al loro tempo, verranno spazzati via dai bolscevichi di secondo grado, che non si opposero mai a Lenin in nulla.

VII. SULLO STATO, IL SOCIALISMO E IL FUTURO DELLA RUSSIA

CONCORDO con Vanderveld che la parola "stato" può essere interpretata in senso stretto e ampio. Sono anche d'accordo che Marx ed Engels hanno dato a questa parola solo un significato ristretto quando hanno parlato dell'estinzione dello Stato. Ma non si può certo biasimarli per questo: parlare di Stato in senso lato ai loro tempi era troppo prematuro. Fino ad oggi lo Stato rimane essenzialmente uno strumento di dominio di una classe su un’altra. Le funzioni dello Stato come esponente degli interessi civili generali e come regolatore generale si sono delineate in modo evidente solo negli ultimi decenni. Lo Stato, come prodotto di contraddizioni di classe inconciliabili, come organo del potere politico, come strumento di oppressione di una classe da parte di un'altra, sarà, ovviamente, abolito. Verrà il momento in cui le classi scompariranno, i confini verranno cancellati, ma lo Stato come forma di organizzazione delle persone - nel futuro dei terrestri - rimarrà, inoltre, il suo ruolo aumenterà costantemente, il che sarà una conseguenza della aumento dei problemi globali: sovrappopolazione della Terra, esaurimento delle risorse terrestri, fame di energia, conservazione delle foreste e dei terreni coltivabili, inquinamento del territorio, dell’acqua e dell’atmosfera, lotta ai disastri naturali, ecc.

Con l’estinzione dello Stato in senso stretto, gli scienziati giocheranno un ruolo sempre più importante nel governare lo Stato, vale a dire la sovrastruttura politica inizierà gradualmente a trasformarsi nella sovrastruttura dell’“autorità scientifica”. Ma questo è nel futuro, ma per ora dobbiamo sforzarci di garantire che la sovrastruttura politica rifletta gli interessi dei lavoratori, cosa che è pienamente realizzabile solo sotto il socialismo. In questo senso la rivoluzione socialista è l’obiettivo a cui deve tendere il proletariato. Va ricordato che nessuna rivoluzione alla fine ha portato a un cambiamento stabile e brusco nei rapporti sociali e produttivi, ma ha solo accelerato la loro evoluzione. A questo proposito è degna di nota la prefazione di Engels all'edizione inglese del Manifesto del 1888, in cui sottolinea il ruolo speciale dei processi evolutivi nello sviluppo sociale. È anche interessante che questa pubblicazione, la cui traduzione dal tedesco all’inglese è stata fatta sotto la diretta supervisione di Engels, si concluda con lo slogan “Lavoratori di tutti i paesi, unitevi!”, che è lungi dall’equivalente dello slogan “Lavoratori di tutti i paesi, unitevi!”

La rivoluzione socialista, progettata per distruggere lo sfruttamento e le classi, nella prima fase non farà né l’uno né l’altro. Inoltre, una rivoluzione socialista prematura è irta di gravi conseguenze negative. Chiunque conosca la legge della negazione della negazione può facilmente giungere alla conclusione che il ruolo della sovrastruttura politica cambia ciclicamente da formazione a formazione, a volte rafforzandosi e talvolta indebolendosi. Tutti riconoscono che il ruolo della sovrastruttura politica sotto il socialismo dovrebbe aumentare in modo significativo, poiché lo Stato assume ulteriori funzioni di regolamentazione: pianificazione, controllo, distribuzione, ecc. In questo senso, la sovrastruttura politica del socialismo, che nega quella capitalista, sarà più simile alla sovrastruttura del feudalesimo monarchico che a quella del capitalismo. E questo minaccia che in assenza di democrazia – e, come già notato, non ce ne sarà sotto il socialismo leninista – con scarsa cultura e autocoscienza delle masse, lo Stato può trasformarsi in un signore feudale più terribile del monarca, perché quest'ultimo è ancora un uomo, quindi come stato: una macchina senza volto e senz'anima. Sono convinto che lo Stato socialista leninista si rivelerà proprio un tale signore feudale, soprattutto nei primi decenni, se, ovviamente, i bolscevichi supereranno le prime tre crisi di cui ho parlato sopra.

Dopo aver soppresso la resistenza della borghesia, cosa che può essere facilmente realizzata senza terrore se il proletariato costituisce la maggioranza della popolazione, la dittatura del proletariato dovrebbe eguagliare i diritti di tutte le classi e realizzare il trionfo della legalità e della giustizia. La scomparsa delle classi è una questione di un lontano futuro, quindi lo Stato socialista deve garantire, prima di tutto, la pace di classe e la tutela degli interessi dei lavoratori. Ma nella Russia arretrata, che non ha mai conosciuto la democrazia, in cui regnano l’analfabetismo, la povertà e la mancanza di cultura, i bolscevichi non forniranno né la prima né la seconda.

Cambiamenti rivoluzionari nella struttura sociale della Russia sono possibili solo con un cambiamento rivoluzionario nella cultura e nell’autocoscienza di tutti i segmenti della popolazione. Solo a queste condizioni è possibile sviluppare rapidamente le forze produttive. Ma questo è già dal regno della fantasia: la cultura e l'autocoscienza delle persone sono funzioni delle forze produttive, e non viceversa. Naturalmente, mobilitando l'intellighenzia, i bolscevichi possono porre fine rapidamente all'analfabetismo, ma, in primo luogo, imparare a leggere non significa diventare colti, e in secondo luogo, avendo imparato a leggere, è più probabile che le persone capiscano cos'è la dittatura leninista del proletariato. . Il futuro della Russia sarà in gran parte determinato dal periodo di tempo in cui i bolscevichi rimarranno al potere. Prima o poi tornerà sul percorso naturale dello sviluppo, ma quanto più durerà la dittatura bolscevica, tanto più doloroso sarà questo ritorno.

La società socialista nella concezione di Marx ed Engels è questione di più di un secolo, anche nei paesi occidentali, soprattutto in Russia. Pertanto, in questa fase storica in Russia è necessario aumentare le forze produttive, espandere i diritti e le libertà politiche, formare tradizioni democratiche, elevare la cultura dei cittadini, promuovere e introdurre alcuni elementi del socialismo. Ciò che serve è un cambiamento graduale nelle istituzioni statali, accompagnato da un’influenza economica, politica e propagandistica su tutti i segmenti della popolazione al fine di arricchire i russi, democratizzare e umanizzare la società russa. Un Paese non può essere grande se i suoi cittadini sono poveri! La ricchezza dei cittadini è la ricchezza dello Stato! La vera grandezza di un paese non è determinata dal suo territorio e nemmeno dalla sua storia, ma dalle sue tradizioni democratiche e dal tenore di vita dei suoi cittadini. Finché i cittadini sono poveri, finché non c’è democrazia, il Paese non è garantito contro gli sconvolgimenti sociali o addirittura contro il collasso.

La Russia è un paese enorme che si estende per migliaia di chilometri. Pertanto, per un rapido progresso, è necessario sviluppare il trasporto ferroviario e acquatico in ogni modo possibile. Moltke ha detto: "Non è necessario costruire fortezze, costruire ferrovie!" Se per la Germania le ferrovie sono importanti, per la Russia sono vitali. In futuro, l'automobile e l'aviazione potrebbero diventare di grande importanza, quindi è necessario prestare particolare attenzione a questi settori tecnologici. È necessario sviluppare le comunicazioni in ogni modo possibile, per ottenere un'elettrificazione diffusa, poiché solo sulla base dell'elettricità è possibile aumentare rapidamente la produttività.

La Russia ha un disperato bisogno di un’ideologia progressista basata sulle migliori tradizioni nazionali, su idee moderne di democrazia, libertà politiche, umanità e giustizia sociale. Solo una tale ideologia fornirà alla Russia uno sviluppo sostenibile e "naturale dell'economia. Una falsa ideologia genera e genererà leader con i paraocchi e disonesti che, seguendo dogmi ideologici, possono solo rallentare le forze produttive e impedire la formazione di un'economia civile, una società prospera.Infine, la Russia ha bisogno di un forte governo centrale e di un forte potere locale che operi entro confini costituzionali chiaramente definiti.

Lo stato attuale del villaggio russo è un rimprovero vivente a secoli di autocrazia. Bisogna fare di tutto per trasformare i villaggi russi in modo che i traballanti edifici a quattro mura sotto i tetti di paglia scompaiano. Ogni villaggio dovrebbe avere una scuola, un ufficio postale, un telegrafo e un telefono, una filiale bancaria, istituzioni pubbliche, ospedali, centri amministrativi e commerciali. Naturalmente, ci vorranno decenni. Ma questo è realizzabile se lo Stato si rivolge alla campagna, se i contadini ricevono la terra, la quale – non bisogna dimenticarlo – come mezzo di produzione ha un valore speciale e quindi non può essere oggetto di speculazione.

L’affitto a lungo termine – gratuito per i russi e pagato per i cittadini di altri paesi – sarà l’unica forma di utilizzo del territorio per i prossimi decenni. Il lavoro è la fonte di ogni ricchezza e, se è libero e motivato, i russi metteranno rapidamente fine all’arretratezza del paese. Solo dopo si potrà sollevare la questione della rivoluzione socialista e delle trasformazioni socialiste, lungo il cui percorso identificherei condizionatamente tre fasi.

Al lettore attento potrà sembrare che ci siano delle contraddizioni nel mio ragionamento: prima mi interrogavo sulla possibilità di attuare la dittatura del proletariato, e ora parlo di trasformazioni socialiste. Ma chi ha detto che le trasformazioni socialiste sono possibili solo sotto la dittatura del proletariato? Con lo sviluppo della società, con l'aumento del tenore di vita, della cultura e dell'autocoscienza delle masse, possono verificarsi trasformazioni socialiste graduali non solo per volontà delle autorità, ma anche nonostante loro. Il passaggio al socialismo ad un certo stadio dello sviluppo delle forze produttive diventerà naturale e inevitabile. E se la Russia, per volontà della Storia, sarà la prima ad aprire la strada al socialismo, allora ciò dovrà avvenire gradualmente e passo dopo passo.

La prima fase (25-30 anni) è il primo socialismo. In questa fase, solo le banche più grandi, gli stabilimenti, le fabbriche, i trasporti, i terreni dei proprietari terrieri e delle chiese (se ne saranno rimasti in quel momento) e le grandi imprese commerciali dovrebbero essere gradualmente confiscate. L'espropriazione si effettua sulla base del riscatto parziale, della rendita vitalizia, della pensione o del diritto a un dividendo certo. Lasciare le fabbriche medie e piccole, le fabbriche, le banche, il commercio e il settore dei servizi in mani private. Sulla base delle banche confiscate viene creata una banca nazionale che dovrebbe controllare i movimenti finanziari e le attività delle banche private. Sulla base delle imprese confiscate viene creato un settore pubblico, il cui scopo è imparare a gestire, commerciare e garantire la giustizia sociale. Per aumentare l'interesse dei lavoratori, le imprese statali vengono parzialmente corporativizzate tra loro, e le azioni, che non sono soggette a rivendita, devono dare al lavoratore il diritto a ricevere un dividendo, ma non il diritto di comproprietà. Una parte della terra confiscata, a seconda delle condizioni locali, viene trasferita equamente ai contadini, mentre sulla parte rimanente vengono organizzate grandi fattorie dimostrative statali.

Le imposte sul reddito dovrebbero essere progressive, ma non dovrebbero soffocare l’imprenditore. Il reddito utilizzato per espandere la produzione, costruire strade e altri scopi pubblici non è soggetto a imposta. Inutile dire che in questa fase l’afflusso di capitali stranieri dovrebbe essere accolto in ogni modo possibile, ma la loro esportazione dovrebbe essere rigorosamente controllata. Espandere le esportazioni e controllare le importazioni. La politica doganale dovrebbe stimolare i produttori russi e contribuire a migliorare la qualità delle merci nazionali.

L’obiettivo della prima fase è aumentare la produttività del lavoro e il tenore di vita dei russi. In questa fase si dovrebbe procedere dal riconoscimento di tre forze: lo Stato, l'imprenditore, il lavoratore. La prima fase potrà essere considerata completata quando la produttività del lavoro nel settore pubblico raggiungerà la produttività del lavoro delle migliori fabbriche private e il tenore di vita dei russi raggiungerà il tenore di vita dei paesi occidentali.

Nella seconda fase (25-30 anni) - la fase del socialismo maturo - le banche, gli stabilimenti e le fabbriche di medie dimensioni, il commercio all'ingrosso vengono espropriati, sempre su base equa. Ad esempio, il proprietario di una banca ne diventa il direttore, il proprietario di una fabbrica ne diventa il direttore, ecc. Non sono inoltre esclusi il riscatto parziale, il vitalizio o la pensione. L'agricoltura, il commercio al dettaglio e il settore dei servizi vengono trasferiti su base collettiva. Il settore pubblico viene ulteriormente sviluppato. In questa fase, l’importazione di capitali è ancora incoraggiata e il controllo sulle sue esportazioni è indebolito. La seconda fase terminerà quando la produttività del lavoro nelle imprese statali supererà la produttività del lavoro delle migliori fabbriche dei paesi occidentali e il tenore di vita dei russi supererà il tenore di vita dei cittadini degli stati capitalisti. L’obiettivo di questa fase è rendere il socialismo attraente per tutti i popoli. In questa fase, le rivoluzioni socialiste pacifiche possono vincere nei paesi più sviluppati.

Nella terza fase (50-100 anni), i resti della proprietà privata vengono confiscati e il modo di produzione socialista diventa dominante. Lo sfruttamento scompare completamente, le distinzioni tra lavoro fisico e mentale, tra città e campagna vengono cancellate, le classi scompaiono gradualmente. In questa fase, l'esportazione di capitali, l'acquisizione di titoli di altri stati sono benvenute, il riavvicinamento economico con altri paesi avviene con la penetrazione reciproca di capitali, gli incentivi materiali sono sostituiti da quelli morali. L’obiettivo di questa fase è eguagliare il tenore di vita dei cittadini di tutti i paesi, creare forze produttive sufficienti per proclamare il comunismo, che, ovviamente, non può essere l’ultima fase dello sviluppo sociale. Inoltre, il comunismo non sarà esente da contraddizioni sociali. Pensare diversamente significa abbandonare la dialettica hegeliana, questa morte eterna o rinascita eterna. Le contraddizioni sotto il comunismo, privo di basi materiali e di classe, saranno il risultato di contraddizioni etiche, morali e ideologiche tra l'individuo e la società.

Ho delineato brevemente le mie idee sulle fasi delle trasformazioni socialiste, ovviamente, senza pretendere di essere la verità definitiva. Non importa quanto una persona sia brillante, non importa quanto sia abile nella dialettica, può comunque sbagliarsi nelle sue previsioni. Le future scoperte della scienza possono cambiare tutte le idee moderne. Ma tutti questi sono problemi di domani, e ora possiamo dire con certezza quanto segue: la Russia ha bisogno del consolidamento delle forze politiche, della diversità in tutte le sfere della produzione, dell’iniziativa privata, dell’imprenditoria capitalista, della concorrenza, senza la quale non ci sarà qualità e tecnologia. progresso, una sovrastruttura politica giusta, democratizzazione e umanizzazione. La Russia non è solo un paese multinazionale, ma anche un paese con molte religioni, il che comporta il pericolo di conflitti sia interetnici che religiosi. Possono essere evitati solo attraverso riforme amministrative ponderate, il miglioramento degli standard di vita, l’uguaglianza nei diritti economici, politici e sociali, la libertà di religione e il rispetto reciproco per le tradizioni, le culture e le lingue nazionali. Sono sempre stato contrario alla religione, ma non ne ho mai rifiutato l’importanza. La religione come sistema di idee, stati d'animo e azioni contiene due elementi.

Il primo elemento - filosofico - della visione del mondo sta gradualmente scomparendo con la crescita delle forze produttive e lo sviluppo della scienza. Il secondo elemento – sociale e morale – esisterà per molti anni e non è necessario combatterlo. Qualsiasi religione attraversa approssimativamente le stesse fasi del suo sviluppo. Proprio come il cristianesimo ha attraversato anni di oscurantismo, così l’Islam, che è una religione globale ma più giovane, può attraversare qualcosa di simile. I primi sintomi di ciò sono le idee del panturchismo e del genocidio del popolo armeno. Per evitare che ciò accada in Russia, un russo deve ricordare che un musulmano non è un infedele e un cristiano non è un infedele. È necessario promuovere non l’ateismo, ma il rispetto reciproco per le religioni e ciò che le accomuna. Le famiglie miste dovrebbero essere accolte in ogni modo possibile. Non c'è niente di male se il marito è musulmano e la moglie è cristiana, se il figlio è musulmano e la figlia è cristiana, o viceversa.

Settimanale "Piazza Rossa"
Settembre 2001

Una figura politica di spicco dell'era pre-rivoluzionaria e uno dei fondatori del Partito socialdemocratico russo, Georgy Valentinovich Plekhanov, la cui breve biografia ha costituito la base di questo articolo, è nato l'11 dicembre (29 novembre) 1856 a Tambov regione. Suo padre Valentin Petrovich, il capo di una grande famiglia numerosa, era un capitano dello staff in pensione e non aveva né ricchezza né legami. Pertanto, il futuro teorico e propagandista del marxismo dovette realizzare tutto nella vita da solo.

Formazione di visioni della vita

Dopo essersi diplomato al ginnasio militare di Voronezh con una medaglia d'oro, Georgy entrò alla Junker School di San Pietroburgo, e lo fece contro la volontà di suo padre, motivando la sua azione con il fatto che il servizio militare è l'occupazione più degna per un nobile. Tuttavia, molto presto Georgy Valentinovich rimase deluso dal percorso che aveva scelto e nel 1874 superò con successo gli esami di ammissione a un altrettanto prestigioso istituto scolastico della capitale: l'Istituto minerario.

Nonostante il suo successo accademico, segnato dall'assegnazione della borsa di studio Catherine, il giovane studente fu espulso dal secondo anno per mancato pagamento. Ciò ha costretto Georgy Valentinovich, lasciando il suo precedente idealismo, a dare uno sguardo nuovo alle realtà della vita che lo circonda e ad arrivare all'idea della necessità di ristrutturare il sistema politico del paese.

Inizio dell'attività politica

Nello stesso anno, G. V. Plekhanov si unì all’organizzazione “Terra e Libertà”, i cui membri videro il modo di risolvere i problemi sociali fondamentali avvicinando l’intellighenzia alla gente e ritrovando le loro “vere radici” precedentemente perdute. Ben presto diventa uno dei suoi leader e diventa famoso come eminente pubblicista e teorico di questa tendenza politica. Dopo il crollo di “Terra e Libertà”, Plekhanov guidò la società segreta “Ridistribuzione Nera”, che sosteneva di cambiare il sistema esistente utilizzando metodi che non andassero oltre le leggi esistenti.

Tuttavia, per evitare l'arresto, nel 1880 Georgy Valentinovich fu costretto a emigrare in Svizzera, dove a quel tempo c'erano molti suoi connazionali che lasciavano anche la Russia per sfuggire alle persecuzioni da parte della polizia segreta. Essendo stato a capo di una cerchia di persone che la pensavano allo stesso modo, G. V. Plekhanov, nel giro di tre anni, creò a Ginevra un'organizzazione che ricevette il nome di gruppo "Emancipazione del lavoro", e poco dopo fondò l'"Unione dei lavoratori sociali russi". Democratici all’estero”. Questi suoi figli hanno avuto un ruolo significativo nella vita politica di quel tempo. Nel 1900 Plekhanov e Lenin fondarono e diressero il giornale rivoluzionario Iskra, che fu pubblicato all'estero e trasportato segretamente in Russia.

Nel pieno della vita di festa

L'organizzazione del Secondo Congresso del RSDLP divenne uno degli episodi più sorprendenti nella biografia di Georgy Valentinovich Plekhanov. Brevemente questo evento può essere descritto come segue. Il primo congresso del partito appena formato, tenutosi nella primavera del 1898 a Minsk, non portò i risultati sperati. Né il suo programma né la Carta furono adottati, per cui nel periodo successivo Plekhanov lavorò alla convocazione del Secondo Congresso, che si aprì il 24 luglio (6 agosto) a Bruxelles, ma che, nell'interesse della segretezza, fu poi si trasferì a Londra.

Formazione dell'ala menscevica del POSDR

Durante la discussione di alcune delle questioni politiche più significative, emersero differenze fondamentali tra Plekhanov e Lenin, che divennero la ragione della loro successiva rottura. Ciò ha lasciato il segno nell'intera storia successiva del partito. Come è noto, i sostenitori di Lenin, che ottennero la maggioranza dei voti nelle elezioni per gli organi dirigenti centrali, cominciarono a chiamarsi "bolscevichi", mentre i loro oppositori, guidati da Yu. O. Martov, divennero "menscevichi".

Georgy Valentinovich Plekhanov si è unito a loro. Una breve biografia di quest'uomo, pubblicata insieme a un necrologio dopo la sua morte nel 1918, indica, in particolare, che era una delle figure più attive nella fazione menscevica del POSDR. Questa posizione, che assunse durante il Secondo Congresso del Partito e determinò l'intera direzione successiva delle sue attività, fu la ragione di un atteggiamento molto parziale nei suoi confronti da parte della propaganda ufficiale sovietica, che durò per un lungo periodo.

L'attività pubblicitaria negli anni dell'emigrazione

Plekhanov non prese parte attiva agli eventi della prima rivoluzione russa (1905-1907), rimanendo all'estero per tutto questo tempo. Plekhanov limitò il suo ruolo di uno dei leader del RSDLP solo alle pubblicazioni sul quotidiano Iskra, tra le quali l'articolo pubblicato nel febbraio 1905 ricevette la massima attenzione. In esso ha chiesto l'inizio di una rivolta armata, ma ha sottolineato che il suo successo dipenderà principalmente da quanto sarà diffusa l'agitazione tra soldati e marinai. Gli eventi successivi dimostrarono che aveva completamente ragione.

Oltre al giornale Iskra, gli articoli di Georgij Valentinovich furono pubblicati su giornali di tutti i partiti, come Socialdemocratico, Zvezda e molti altri, che fornirono le loro pagine sia ai bolscevichi che ai loro oppositori politici, i menscevichi.

Ritorno a casa

Dal 1905 al 1912 Plekhanov pubblicò molte delle sue opere sulla rivista "Diario di un socialdemocratico", da lui fondata a Ginevra, che trasportò illegalmente in patria e svolse un certo ruolo nella preparazione degli eventi successivi. Ha avuto l'opportunità di tornare in Russia solo dopo la Rivoluzione di febbraio. Nel marzo 1917, alla stazione finlandese di Pietrogrado, fu accolto dai compagni di partito: M. I. Skobelev, I. G. Tsereteli e N. S. Chkheidze.

Tuttavia l'accoglienza riservata a Plekhanov dal Comitato Esecutivo del Consiglio di Pietrogrado del POSDR(b) non può essere definita cordiale. Ritornato dopo 37 anni di emigrazione, non gli fu permesso di dirigere i lavori del partito, soprattutto perché, contrariamente alla posizione dei bolscevichi, che invocavano la rapida uscita della Russia dalla prima guerra mondiale, riteneva necessario continuare a parteciparvi a livello nazionale. lato dell'Intesa.

Critico convinto del bolscevismo

Per tutto il periodo successivo, fino alla presa del potere da parte dei bolscevichi, Plekhanov polemizzò con loro sulle pagine del giornale Unity, da lui fondato quattro anni prima in Svizzera e ora legalmente pubblicato a Pietrogrado. Pur sostenendo in ogni modo il governo provvisorio, fu allo stesso tempo critico nei confronti dei sostenitori di Lenin, le cui tesi di aprile definì “assolute sciocchezze”.

Una breve biografia di Georgy Valentinovich Plekhanov, inclusa nel curriculum di molte istituzioni educative del paese, sottolinea il suo atteggiamento estremamente negativo nei confronti del colpo di stato armato di ottobre, a seguito del quale i bolscevichi essenzialmente usurparono il potere. Nelle sue pubblicazioni di quel periodo, ha ripetutamente sottolineato che una situazione in cui il destino futuro del paese è nelle mani di una classe, o, peggio ancora, di un partito al potere, è irta delle conseguenze più disastrose per questo. Inutile dire che il corso degli eventi successivi confermò pienamente il suo punto di vista.

Appello al proletariato di Pietrogrado

Pochi mesi prima della sua morte, Plekhanov indirizzò una lettera aperta agli operai di Pietrogrado. Sottolineando l'intempestività della presa del potere da parte del proletariato, avvertì che la sua conseguenza non sarebbe stata una rivoluzione sociale, la cui soglia sarebbe stata la caduta della monarchia e gli eventi successivi, ma una guerra civile che avrebbe potuto respingere la società molto indietro rispetto alla situazione attuale. le posizioni che aveva ormai conquistato. Allo stesso tempo, dichiarò con profondo rammarico che, a suo avviso, i bolscevichi avevano preso il potere per molto tempo e una lotta armata contro di loro avrebbe portato solo a un insensato spargimento di sangue. Come è noto, questa sua tesi trovò poi la sua conferma storica.

La fine della vita di Plekhanov

Nel 1887 a Georgy Valentinovich fu diagnosticata la tubercolosi, di cui soffrì negli anni successivi. Nell'autunno del 1917, la sua salute era peggiorata così tanto che sua moglie, Rosalia Markovna, con la quale Plekhanov era sposato dal 1879, ritenne necessario ricoverare il marito in un ospedale francese situato a Pietrogrado sulla 14a linea dell'isola Vasilievskij.

Dopo aver adottato una serie di misure urgenti, il paziente fu inviato in Finlandia, dove le cure continuarono nel sanatorio privato del dottor Zimmerman, noto specialista in malattie polmonari in quegli anni. Questa istituzione medica era destinata a diventare l’ultimo indirizzo di Plekhanov. Lì morì il 30 maggio 1918, dopo una lunga agonia durata quasi due settimane. La causa della morte, come dimostrato dall'autopsia, è stata l'embolia, un processo patologico che spesso colpisce il cuore a causa dell'esacerbazione della tubercolosi.

Pochi giorni dopo, la bara con il corpo del defunto fu consegnata a Pietrogrado, dove il 5 giugno ebbe luogo la sepoltura sul ponte letterario di Alexander Nevsky Lavra. È molto simbolico che accanto alla tomba di Plekhanov si trovi la lapide di un'altra figura eccezionale della storia russa: il critico letterario e pubblicista V. G. Belinsky. Ha anche cercato di cercare modi per superare l'ingiustizia sociale e non ha riconosciuto la violenza come strumento per raggiungere obiettivi più elevati.

Famiglia Plekhanov

Come notato sopra, dal 1879 Georgy Valentinovich era sposato. Sua moglie Rosalia Markovna (nata Bograd) proveniva da una grande famiglia ebrea che viveva nella provincia di Kherson. Dopo essersi diplomata prima al Ginnasio Mariinsky e poi alla Facoltà di Medicina dell'Università di Ginevra, ha conseguito il diploma di medicina e per qualche tempo ha gestito il proprio studio. I figli di Plekhanov nati in questo matrimonio erano quattro figlie. Due di loro - Vera e Maria - morirono durante l'infanzia, mentre il resto - Lydia ed Evgenia - visse fino alla vecchiaia, ma non visitò mai la Russia.

A metà degli anni '20, Rosalia Markovna si trasferì da Parigi a Leningrado, dove prese parte alla preparazione della pubblicazione dell'archivio del suo defunto marito, la maggior parte dei materiali da cui portò con sé. Dal 1928 diresse una delle divisioni della Biblioteca nazionale russa, chiamata Casa Plekhanov, e un decennio dopo tornò a Parigi, dove morì il 30 agosto 1949. Uno dei nipoti di Georgy Valentinovich, il figlio di sua figlia Evgenia Claude Bateau-Plekhanov, divenne un eminente diplomatico francese, ma si sa poco del destino del resto dei suoi discendenti.

Le idee principali di Plekhanov e la loro critica

Concludendo la breve biografia di Georgy Valentinovich Plekhanov, non si possono ignorare quelle opinioni filosofiche che si riflettono nelle sue numerose pubblicazioni. Pertanto, confrontando materialismo e idealismo, ha decisamente dato la preferenza al primo di questi insegnamenti. La tesi principale della maggior parte delle sue opere scritte su questo argomento era che il mondo spirituale delle persone è il frutto del loro ambiente. In altre parole, Plekhanov aderì alla formula classica del marxismo, secondo la quale è l'essere a determinare la coscienza.

Allo stesso tempo, secondo i ricercatori moderni, l’idea sbagliata fondamentale di Plekhanov era il postulato da lui avanzato, secondo cui la materia, con cui intendeva l’ambiente, è divisa in natura e la società umana da essa dipendente. Questa dipendenza si manifesta in conformità con determinate condizioni naturali o, più precisamente, geografiche.

Un punto di vista simile è stato sostenuto in passato dai famosi filosofi materialisti francesi Holbach e Helvetius. Sfortunatamente, né loro né il loro seguace Plekhanov hanno tenuto conto del fatto che la caratteristica principale dell'opinione pubblica è la tendenza al cambiamento costante sotto l'influenza di fattori completamente diversi rispetto alle caratteristiche geografiche che rimangono invariate. K. Marx ha chiarito questo problema sviluppando la teoria delle “forze produttive” da lui avanzata.

La socialdemocrazia in Russia ha preso forma sulla base dell'esperienza del movimento operaio nei paesi europei e sulla generalizzazione teorica di questa esperienza - sulla teoria del socialismo scientifico sviluppata da K. Marx e F. Engels.

I primi marxisti russi hanno percorso un percorso complesso e contraddittorio. Molti di loro iniziarono la loro attività come populisti e solo più tardi, convinti dalla propria esperienza dell'errore delle teorie populiste, iniziarono a cercare una via d'uscita dalla crisi in cui si trovò il movimento rivoluzionario russo alla fine degli anni '70 - primi anni '80 del XIX secolo. Lo sviluppo del capitalismo nelle città e nelle campagne, la crescita del movimento operaio e l'emergere delle prime organizzazioni operaie li hanno costretti a dare uno sguardo nuovo ai processi storici in corso in Russia.

Lo sviluppo del movimento operaio nell’Europa occidentale convinse ulteriormente i seguaci del marxismo in Russia che il proletariato è la nuova forza politica nel quadro rivoluzionario.

nuova lotta alla quale appartiene il futuro. Infine, uno studio approfondito della teoria del socialismo scientifico e il confronto delle sue disposizioni con la realtà russa li hanno convinti sempre più della correttezza del marxismo. Questa è proprio la strada intrapresa dal leader del gruppo “Emancipazione del lavoro” G.V. Plekhanov.

Georgy Valentinovich Plekhanov nacque l'11 dicembre (29 novembre) 1856 nella famiglia di un piccolo proprietario terriero nel villaggio di Gudalovka, distretto di Lipetsk, provincia di Tambov. Sua madre Maria Fedorovna Plekhanova-Belinskaya (pronipote di V. G. Belinsky) ha avuto un'enorme influenza sulla formazione delle opinioni del giovane. Il cugino di G. V. Plekhanov, la famosa figura del partito bolscevico N. A. Semashko, considerava Maria Fedorovna “la prima maestra della rivoluzione di Georgij Valentinovich”.

“Era una donna”, ricordò in seguito N.A. Semashko, “con un cuore teneramente amorevole, mite, gentile, malaticcio. Era un'eterna intercessore davanti al marito arrabbiato a nome dei servi, tratteneva le sue dure buffonate nella vita familiare. Ma, allo stesso tempo, una caratteristica notevole: non era affatto un'"anima da pecora" sentimentale: con estrema... delicatezza, apparentemente combinava una scintilla rivoluzionaria. Sua madre disse che trovava spesso Maria Fedorovna dire a Georges "terribilmente cose rivoluzionarie" - su Dio, sullo zar, sui proprietari terrieri, ecc. E quando lei, come sorella maggiore, si rivolse a Maria Feodorovna: "Masha, è possibile dire queste cose a un bambino?"

lei rispondeva sempre: “Fai sapere a Georges tutta la verità...” 1

Pertanto, già in gioventù, G. V. Plekhanov divenne un ardente sostenitore della giustizia. Ecco un esempio. Maria Feodorovna affittò a un commerciante un piccolo appezzamento di terreno di proprietà della famiglia Plekhanov, e i contadini del villaggio più vicino soffrivano di mancanza di terra. Il giovane G.V. Plekhanov, minacciando di bruciare il pane del commerciante che aveva affittato la loro terra, costrinse sua madre a dare la terra ai contadini locali.

Dopo essersi brillantemente diplomato al ginnasio militare di Voronezh, G. V. Plekhanov si trasferì a San Pietroburgo nel 1873. Nelle ultime lezioni del ginnasio, la sua visione del mondo fu fortemente influenzata dalle idee amanti della libertà della letteratura classica russa e straniera avanzata. Allo stesso tempo, conosce i libri proibiti: le opere di Herzen, Belinsky, Pisarev. Qui, in palestra, Plekhanov divenne ateo.

A San Pietroburgo, G. V. Plekhanov studiò per la prima volta alla Konstantinovsky Junker School, ma nel 1874, rompendo con il servizio militare, si trasferì all'Istituto minerario di San Pietroburgo. Allo stesso tempo, fu coinvolto nel movimento rivoluzionario, stabilendo legami con i populisti e gli operai di San Pietroburgo.

Plekhanov ricordò che all'inizio del 1876 nella sua stanza si tenne una riunione illegale, nella quale incontrò un numeroso pubblico

1 Gruppo “Liberazione del Lavoro”. Collezione 1. M., 1923, p. 290.

un gruppo di lavoratori, partecipanti attivi al movimento populista rivoluzionario. "L'impressione che mi fecero", Plekhanov raccontò i suoi ricordi, "fu sorprendente... vidi e ricordai solo che tutte queste persone, che senza dubbio appartenevano al "popolo", erano persone relativamente molto sviluppate con le quali potevo parlare in modo semplice e, quindi, sincero come con i tuoi conoscenti - studenti" 1.

Durante la sua permanenza all'Istituto minerario, Plekhanov conobbe le opere di K. Marx, in particolare il primo volume del Capitale. Nel 1875-1876 Plekhanov era abbastanza ben informato sull'attività della Prima Internazionale e ne parlava anche negli ambienti operai. Tra i suoi studenti c'erano S. Khalturin, P. Moiseenko e gli operai rivoluzionari 2.

I legami di Plekhanov con i circoli rivoluzionari divennero noti alla polizia. Già nel 1876 fu arrestato per la prima volta.

Un certificato redatto nel marzo 1876, conservato nell'archivio segreto del III dipartimento, affermava: “Lo studente dell'istituto minerario Georgy Valentinovich Plekhanov ha vissuto nella parte di San Pietroburgo della prima sezione del viale Kronverksky nella casa n. 67 , adatto dal 20 gennaio di quest'anno. 8, insieme allo studente dell'Accademia medico-chirurgica Vladimir Ivanovich Uspensky, entrambi sono stati recentemente perquisiti,

1 Plekhanov G.V. Soch., vol.III. M.-Pg., 1923, pag. 130.

2 Cfr. ibid., p. 140-141.

furono presi in arresto e rilasciati dopo l'interrogatorio. Dopodiché entrambi si calmarono e i loro incontri si interruppero.” 1

Il primo "battesimo del fuoco", che lo stesso G. V. Plekhanov considerava il giorno della sua nascita come rivoluzionario, fu il 6 dicembre 1876, quando partecipò a una manifestazione politica di studenti e operai avanzati nella cattedrale di Kazan. A questo punto Plekhanov aveva già stabilito forti legami con gli operai. Alla manifestazione, Plekhanov pronunciò un discorso infuocato diretto contro l’autocrazia, l’arbitrarietà burocratica e in difesa delle attività democratiche rivoluzionarie di Chernyshevskij. Ha parlato, rivolgendosi agli operai, della difficile situazione di N. G. Chernyshevskij e di altri combattenti per la causa popolare. Ha concluso il suo intervento con un appello: “Amici! Ci siamo riuniti qui per dichiarare qui, davanti a tutta San Pietroburgo, davanti a tutta la Russia, la nostra totale solidarietà con queste persone: la nostra bandiera è la loro bandiera. C'è scritto sopra: terra e libertà per il contadino e l'operaio. Eccolo: "Lunga vita alla terra e alla libertà!" 2. Dopo queste parole, il giovane operaio Ya. Potapov ha spiegato lo striscione. La polizia ha cercato di arrestare Plekhanov e altri organizzatori della manifestazione, ma gli operai li hanno aiutati a fuggire.

Inseguito dalla polizia zarista, Plekhanov si recò all'estero nella primavera del 1877. A Parigi conobbe P. L. Lavrov e P. N. Tkache-

1 TsGAOR, f. 109, op. 1, d.680, l. 1.

2 La prima manifestazione funzionante in Russia. M.-L., 1927, pag. 81.

vym 1. Plekhanov intendeva andare negli Stati Uniti per imparare l'agricoltura nelle fattorie e, al ritorno in Russia, unirsi al popolo. Ma in questo momento la situazione politica in Francia è peggiorata. G.V. Plekhanov e altri emigranti si precipitarono a Parigi per prendere parte agli eventi. Nell'anniversario del 14 luglio si è svolta a Parigi una grande manifestazione.

Subito dopo l'anniversario di luglio della Grande Rivoluzione francese, G. V. Plekhanov tornò in Russia e fu nuovamente coinvolto nel lavoro rivoluzionario. Nel giugno 1877, nonostante Plekhanov avesse ottenuto un grande successo nei suoi studi, la direzione dell'Istituto minerario si affrettò ad espellere lo studente rivoluzionario dall'istituto “per

Verso la metà degli anni '70, la maggioranza dei populisti rivoluzionari, riassumendo i risultati dell'“andare verso il popolo”, giunse alla conclusione che era necessario cambiare tattica. Hanno parlato una volta

1 Plekhanov ricorderà più tardi l'influenza di Lavrov e dei “lavristi” sul movimento operaio in Russia: “... la loro propaganda era probabilmente più ragionevole della nostra... C'era anche molta incoerenza nelle loro opinioni, ma la loro incoerenza avevano una caratteristica felice: negando la “politica”, trattavano la socialdemocrazia tedesca con la massima simpatia... Proprio questo merito dovrebbe essere riconosciuto ai Laurelisti” (Plekhanov G.V. Soch., M.-Pg., 1923, vol. III, pag. 140).

2 Gruppo “Liberazione del Lavoro”. Collezione 3. M.-L., 1925, p. 315.

Egg ha proposto in che cosa dovrebbero consistere questi cambiamenti, ma tutti i populisti sono stati unanimi su una cosa: hanno capito che senza cambiare tattica, rivolgersi al popolo con un appello aperto per una rivoluzione contadina “socialista” era ovviamente destinato al fallimento. A questo proposito due documenti risultano di particolare interesse. Alla fine dell'estate del 1876, il famoso populista D. M. Rogachev, tornato a San Pietroburgo dopo due anni di lavoro tra la gente, condivise con i suoi amici i suoi pensieri su un nuovo programma e tattica d'azione. Espresse la sua opinione in "Confessione agli amici", che fu poi, dopo la rivoluzione, ritrovata negli archivi del III Dipartimento da O. V. Aptekman e pubblicata sulla rivista "Byloe". In "Confessione", D. M. Rogachev ha osservato che la vecchia letteratura populista non soddisfa e non tiene conto degli interessi delle persone, che si aspettano dai rivoluzionari un certo programma che risponda alle domande "da dove cominciare e cosa chiedere" 1 .

D. M. Rogachev andò oltre molti populisti dell'epoca quando affermò di essere “convinto che nel prossimo futuro la comunità sarà distrutta e nel nostro paese si formerà un proletariato - in una parola, ripeteremo la stessa cosa che sta accadendo ora negli stati dell’Europa occidentale” 2. Questo era il punto di vista di uno dei rappresentanti della tendenza estrema del populismo rivoluzionario. Tuttavia, solo pochi erano d’accordo con la sua opinione.

1 “Byloe”, 1924, n. 26, p. 80.

Un altro punto di vista si rifletteva nelle opinioni di S. Stepnyak-Kravchinsky e G.V. Plekhanov. Questa nuova linea tattica è stata consolidata da entrambi i programmi “Terra e Libertà”, che indicavano che la propaganda delle idee del socialismo doveva essere limitata alle rivendicazioni “effettivamente realizzabili nel prossimo futuro, cioè alle rivendicazioni popolari così come si presentano sono in questo momento” 1 . G.V. Plekhanov, che prese parte attiva allo sviluppo di questi programmi, agì come un ardente propagandista di nuove tattiche rivoluzionarie.

La necessità di mettere in primo piano lo slogan “terra” come il più vicino e comprensibile per il contadino rispetto alla richiesta di “socialismo” è stata ripetutamente sottolineata nei documenti programmatici di “Terra e Libertà” 2.

In effetti, questo slogan, nel suo contenuto oggettivo, rispondeva principalmente ai bisogni urgenti dei contadini. Ma i proprietari terrieri, tra cui G.V. Plekhanov, diedero un contenuto a questo slogan, che era chiaramente influenzato dalle teorie socialiste populiste utopistiche. Né la comunità né l’equa distribuzione della terra erano istituzioni socialiste. Dal punto di vista del suo contenuto oggettivo, il programma della proprietà fondiaria contribuirebbe allo sviluppo del sistema democratico borghese. Ma i proprietari terrieri non lo capivano ed erano ansiosi di testare nella pratica il nuovo piano tattico.

1 Archivio “Terra e Libertà” e “Il grido dei popoli”. M., 1932, pag. 53, 58.

2 Cfr. ibid., p. 53, 58, 60.

Anche Plekhanov si batté con entusiasmo per questo. Plekhanov e i suoi affini associarono l'attuazione della richiesta di "terra e libertà" con l'attuazione di una "rivoluzione violenta", comprendendo che ciò era impossibile senza un'attività organizzativa e di agitazione preliminare tra la gente, principalmente tra i contadini. Inoltre, a differenza del periodo dell’“andare al popolo” del 1874, quando prevalsero forme di propaganda “volatili” e “semi-sedentarie”, i proprietari terrieri proposero di utilizzare tali mezzi per organizzare “elementi di malcontento tra il popolo”, come gli insediamenti dei rivoluzionari. Con l'aiuto di tali insediamenti, i proprietari terrieri speravano di "preparare e opporsi all'organizzazione governativa in un'ampia organizzazione popolare, che durante una rivolta generale fungerebbe da sostegno e forza guida del movimento" 1 .

Nella primavera del 1877 “Terra e Libertà” iniziò ad attuare il suo piano. Furono creati i primi insediamenti. La regione del Volga, e in particolare la provincia di Saratov, divenne una delle aree centrali di attività dei volontari della terra. All'inizio dell'estate del 1877 Plekhanov arrivò a Saratov.

È lecito ritenere che la direzione di “Terra e Libertà” abbia affidato a Plekhanov un compito specifico: condurre propaganda tra i lavoratori di Saratov. Una serie di fatti supportano questa ipotesi. Di quasi due dozzine di San Pietroburgo

1 Archivio di “Terra e Libertà” e “Narodnaya Volya”, p. 60-62.

I volontari della terra 1 che visitarono Saratov nel 1877, solo Plekhanov non tentarono nemmeno di lavorare nel villaggio. Dall'inizio alla fine della sua permanenza a Saratov, ha svolto attività di propaganda tra i lavoratori locali. Plekhanov spiegò questa sua attività come segue: "Saratov era l'appartamento principale dei proprietari terrieri attivi tra il popolo... Pertanto, consideravano utile e necessario assicurarsi il sostegno della sua popolazione lavoratrice; quando i contadini del Volga insorgeranno, gli artigiani di Saratov lo faranno tornano utili” 2 .

A Saratov esisteva un circolo locale del movimento lavrista, impegnato nel lavoro di propaganda tra il proletariato locale. Comprendeva F. Heraclitov, S. Shiryaev, I. Mainov, S. Bobokhov, P. Polivanov, V. Blagoveshchensky e altri. Già nel 1876, in questo circolo iniziò una scissione in sostenitori della tendenza ribelle e difensori della vecchia propaganda tattiche. L’impulso a ciò fu la manifestazione nella cattedrale di Kazan e il discorso di Plekhanov. S. Bobokhov, uno dei leader del circolo Saratov, che andò a studiare a San Pietroburgo, prese parte attiva alla manifestazione 3 e, ovviamente, ne scrisse. Almeno questo si sa di questa manifestazione

1 Mikhailov A.D. Note autobiografiche. - Nel libro: Pribyleva-Korba A.P., Figner V.N. Narodovolets Alexander Dmitrievich Mikhailov. L., 1925, pag. 47.

2 Plekhanov G.V. Soch., vol.III, p. 187.

3 Vedi: Ginev V.N. Attività rivoluzionaria dei populisti degli anni '70 tra i contadini e gli operai della regione del Medio Volga. - “Note storiche”. t.74, pag. 232.

P. Shiryaev ha detto agli operai di Saratov 1. L'arrivo di Plekhanov a Saratov aggravò ulteriormente questa divisione emergente. Come ricorda I. Mainov, queste discussioni furono trasferite al circolo di lavoro, dove Plekhanov riuscì a ottenere un notevole successo 2.

Il rafforzamento della posizione di Plekhanov nella cerchia operaia locale fu spiegato anche dal fatto che alcuni operai presero parte ad una manifestazione presso la cattedrale di Kazan a San Pietroburgo. Fu attraverso uno di loro (Grigoriev-Yakovlev) che Plekhanov, subito dopo il suo arrivo, riuscì rapidamente a stabilire collegamenti con il circolo operaio, e poi a diventarne un membro 3.

In questo momento a Saratov c'erano rappresentanti di varie direzioni del movimento populista. Tra loro sorsero spesso vivaci controversie. Tutti erano interessati all'atteggiamento delle persone nei confronti delle azioni dei rivoluzionari. Hanno parlato e discusso dei benefici e dei danni degli scioperi, dell’opportunità o meno delle manifestazioni di piazza.

1 Vedi: Ginev V.N. Attività rivoluzionaria dei populisti degli anni '70 tra i contadini e gli operai della regione del Medio Volga. - “Note storiche”, vol.74, pag. 233.

2 Vedi: Saratov anni Settanta. - “Anni passati”, 1908, n. 3, p. 182. L. Deitch, riferendosi alle conversazioni con Plekhanov, sostiene che presto l'intero “'gruppo di lavoro locale' passò dalla parte di 'Terra e Libertà'” (“Rivoluzione Proletaria”, 1923, n. 3, p. 32 ), ma questa, ovviamente, è un'esagerazione. Il successo stesso dell’agitazione di Plekhanov tra gli operai è fuori dubbio.

3 Vedi: “Gli anni passati”, 1908, n. 3, p. 180.

4 Ciò è confermato anche da O. V. Aptekman nella sua opera (vedi: O. V. Aptekman, Society “Land and Freedom” of the 70s. Pg., 1924, pp. 218-249).

strazioni, ecc. n) Il lavrismo, che nel suo programma era troppo poltrona e puramente propagandistico, in quel momento cessò di soddisfare la gioventù rivoluzionaria. Plekhanov fu immediatamente coinvolto in questi dibattiti e promosse attivamente la nuova tattica di “Terra e Libertà”, condannando fermamente le attività di propaganda lavrista che influenzarono il circolo operaio di Saratov prima del suo arrivo.

I. Mainov ha ricordato che in una delle riunioni operaie fuori città, Plekhanov “ha preso come argomento questa volta proprio quelle domande che hanno suscitato i dibattiti più accesi tra l'intellighenzia rivoluzionaria dell'epoca: un socialista ha bisogno di un'istruzione seria? Sono utili gli scioperi e le rivolte private? Tra gli operai di Saratov questi argomenti non erano mai stati toccati in precedenza, poiché a tutti i propagandisti sembrava chiaro che senza la conoscenza non si sarebbe andati lontano né nella rivoluzione né in qualsiasi altra cosa, e che l'incitamento a scioperi o ribellioni a Saratov in quel momento , a quanto pare, non c'era il minimo terreno. Nabatov (Plekhanov. - G.J.), tuttavia, ha ritenuto necessario sollevare proprio queste questioni generali e le ha considerate nel suo discorso da un punto di vista puramente ribelle 1. Il discorso di Plekhanov, in cui "ha invitato a non vergognarsi dei sacrifici inevitabili nella lotta e dei fallimenti delle azioni individuali, ma ad andare avanti instancabilmente, protestando, ribellandosi, contagiando le masse inerti con l'esempio del suo eroismo apparentemente infruttuoso", fece una grande impressione sui lavoratori” 2 .

1 Vedi: “Gli anni passati”, 1908, n. 3, p. 182.

2 Cfr. ibid., p. 183.

O. V. Aptekman ricorda che Plekhanov scrisse addirittura, su sua richiesta, il programma “Disposizioni fondamentali del populismo”, che servì come base per la propaganda tra i lavoratori e gli studenti locali 1 .

Le opinioni socio-politiche del proprietario terriero Plekhanov si riflettono in modo più completo nel suo ampio articolo programmatico "La legge sullo sviluppo economico della società e i compiti del socialismo in Russia" (dicembre 1878 - gennaio 1879). Questo lavoro suscitò un acceso dibattito tra i proprietari terrieri subito dopo la sua pubblicazione. Particolare attenzione è stata attirata dalla seconda parte, in cui si parlava della necessità di rafforzare l'attività degli operai 2 .

L’articolo di Plekhanov “La legge sullo sviluppo economico della società e i compiti del socialismo in Russia” costituisce una pietra miliare nella formazione delle sue idee populiste e agrarie. Da un lato, appare qui come tale

1 Decreto Aptekman O.V. cit., pag. 218, 219.

2 Esagerando il ruolo di questo articolo nell'evoluzione delle sue opinioni politiche, nella prefazione al volume I dell'edizione ginevrina delle sue opere, G. V. Plekhanov scrisse nel 1905: “Ero già fermamente convinto che fosse la teoria storica di Marx a dover dare ci fornisce la chiave per comprendere i problemi che dobbiamo risolvere nelle nostre attività pratiche”. Secondo Plekhanov, questo articolo contiene disposizioni che parlano di “indubbio marxismo”, sebbene, aggiunse, le conclusioni finali fossero puramente bakuniniste (The Literary Heritage of G.V. Plekhanov. Collection VIII, Part I. M., 1940, p. 2). .

uno dei teorici più coerenti del socialismo comunitario a metà degli anni '70 del XIX secolo. D’altro canto, rivelò veramente l’approccio originale di Plekhanov nel risolvere le questioni urgenti della lotta rivoluzionaria. Il suo punto di vista non va ancora oltre l'ambito della dottrina del testamento fondiario, ma esprime già la sua visione speciale su una serie di problemi importanti.

L'articolo rifletteva la ricerca caratteristica di Plekhanov alla fine degli anni '70 e all'inizio degli anni '80 del XIX secolo, che, nelle sue parole, stimolava costantemente il pensiero e tormentava il cuore con "quelle scottanti questioni di programma che i rivoluzionari russi lottavano per risolvere" 1 . G. V. Plekhanov analizza nell'articolo tre punti di vista sull'attuazione delle rivoluzioni sociali. La prima teoria - l'attuazione della rivoluzione attraverso una cospirazione o secondo i piani schematici dei socialisti utopici degli anni '30 e '40 del XIX secolo - fu confutata dalla vita stessa. La storia e l’esperienza della lotta rivoluzionaria hanno dimostrato che “tutto per il popolo deve essere fatto attraverso il popolo”. Un nuovo periodo nella storia dello sviluppo del movimento socialista mondiale, secondo Plekhanov, è associato ai nomi di Rodbertus, Engels, Marx e Dühring, che “formano una brillante galassia di rappresentanti del periodo positivo... del socialismo "2.

È molto importante sottolineare che Plekhanov qui mette alla pari gli autori della teoria scientifica

1 Plekhanov G.V. Soch., vol.XXIV. M.-L., 1927, pag. 82.

2 Plekhanov G.V. Soch., volume I, M.-Pg, 1923, p. 57.

socialismo e rappresentanti del movimento socialista piccolo-borghese. Plekhanov vede in queste figure politiche, soprattutto in Marx e Dühring, un nuovo approccio alla realizzazione della rivoluzione socialista, nel fatto che hanno dimostrato che la propaganda socialista tra le masse è condizionata dalla vita, dalle forme di produzione, che “predispongono le menti delle masse ad accettare gli insegnamenti socialisti, che finché non esisteva questa necessaria preparazione, esse non erano in grado non solo di portare avanti una rivoluzione, ma anche di creare un partito più o meno significativo” 1 .

Plekhanov riconobbe come corretta l'istruzione di Marx secondo cui la società non può saltare le fasi naturali del "suo sviluppo quando si trova sulla traccia della legge naturale di questo sviluppo", ma che "essa può alleviare e ridurre i dolori del parto" 2 .

Ma Plekhanov aveva bisogno di riferimenti a Marx non per dimostrare l’universalità dell’azione della legge scoperta dal creatore della teoria del socialismo scientifico, ma prima di tutto e principalmente per corroborare la sua conclusione populista: “Ciò significa che mentre la società non ha eppure attacca la traccia di questa legge, è condizionato da quest'ultima per lui non è necessario un cambiamento di fasi economiche” 3 . Plekhanov in dettaglio

1 Plekhanov G.V. Soch., vol. I, p. 58.

2 Ibidem, pag. 59.

3Ibidem. Nella primavera del 1878, i proprietari terrieri tentarono di "sostanziare il programma pratico" della loro organizzazione "sulla teoria storica e filosofica di K. Marx" (vedi: Tkachenko P.S. Revolutionary

analizzò e contrastò l'evoluzione economica e politica dell'Occidente e della Russia. Secondo Plekhanov, la conclusione di Marx sul modo di produzione capitalistico come ultima fase che precede la vittoria del socialismo è indiscutibile, ma è applicabile solo alla società dell’Europa occidentale, poiché lì l’individualismo ha trionfato dopo la morte della comunità rurale. "Gradualmente sviluppandosi, l'individualismo, per necessità interna, dovette minare il feudalesimo con l'aiuto del capitale nascente, delle scoperte scientifiche e delle invenzioni" 1.

Il trionfo del capitalismo nell’Europa occidentale ha preparato la strada alla propaganda socialista. Il quadro era diverso in Russia. La preservazione della comunità contadina fu la caratteristica principale del suo sviluppo. “Pertanto”, conclude Plekhanov, “finché la maggioranza dei nostri contadini resta attaccata alla comunità fondiaria, non possiamo considerare la nostra patria come imboccata la via della legge secondo la quale la produzione capitalistica sarebbe una tappa necessaria sulla via del suo sviluppo”. progresso” 2 .

Plekhanov negò la possibilità di sviluppare il capitalismo in Russia anche perché, a suo avviso, in essa non esisteva una classe di veri proletari. “Non ci sono quasi lavoratori industriali”, ha sottolineato.

organizzazione populista "Terra e Libertà". M., 1961, pag. 102). Un articolo su questo argomento è stato discusso al Gran Consiglio della Terra e della Libertà, ma, ovviamente, non è stato accettato, poiché non è apparso sulla stampa.

1 Plekhanov G.V. Soch., vol. I, p. 60.

2 Ibidem, pag. 61.

forse anche un milione, e anche di questo numero relativamente insignificante, la maggioranza sono agricoltori per simpatie e convinzioni” 1 . Plekhanov considerava lo sviluppo del capitalismo in Russia come una regressione, perché il capitalismo si sarebbe instaurato in una “società costruita su un principio più giusto” 2 - il principio della proprietà fondiaria comunale.

Plekhanov non ha negato che il capitalismo abbia ricevuto un certo sviluppo in Russia, ma, a suo avviso, ciò è avvenuto come risultato dell’imposizione artificiale di ordini capitalistici da parte dello Stato russo. Pertanto, con la morte dello Stato stesso, scompariranno gli elementi dello sviluppo capitalista. E sulle rovine dello Stato fiorirà una “federazione territoriale e regionale di comunità” 3 socialista. Difendendo questa posizione utopica, comune a tutti i populisti, confutando la possibilità di applicare la teoria di Marx alla situazione russa con l'"aiuto" di Marx stesso, il proprietario terriero Plekhanov, tuttavia, analizzando il modo di produzione capitalistico, fece una serie di osservazioni corrette, che deve essere almeno brevemente sottolineato.

Plekhanov notò il ruolo del capitalismo “nella graduale unità delle masse lavoratrici”. Ha attirato l'attenzione sulla comunanza degli interessi dei lavoratori creati dal lavoro collettivo e sulla loro ricettività alle idee socialiste, sottolineando giustamente che una caratteristica del proletario è la sua mancanza di

1 Plekhanov G.V. Soch., vol. I, p. 64-65.

2 Ohm. lì, s. 62.

3 Ibid., pag. 61.

la proprietà privata, la sua “libertà da tutto”. Ciò non impedì però a Plekhanov di considerare contemporaneamente quasi la ragione principale della morte del capitalismo lo sviluppo contraddittorio dell'individualismo stesso 1 . Il fatto che Plekhanov non vedesse la principale contraddizione del capitalismo - la contraddizione antagonista tra forze produttive e rapporti di produzione, tra lavoro e capitale, testimonia la sua mancanza di comprensione dell'essenza del modo di produzione capitalistico.

G. V. Plekhanov non era soddisfatto della scarsa attenzione che i dirigenti di Terra e Libertà prestavano al movimento operaio, sia nei documenti programmatici 2 che nel lavoro pratico. Come ricorda O.V. Aptekman, nelle conversazioni con i proprietari terrieri, “più di una volta ha sottolineato loro l'urgente necessità di modificare questo paragrafo (il paragrafo del programma “Terra e Libertà” riguardante il ruolo dei lavoratori, - G.Zh.)". Secondo Plekhanov, “l’agitazione deve avere un carattere specifico: deve basarsi sulle rivendicazioni urgenti e pressanti degli operai, come massa di lavoratori, e diventare tra loro il punto di partenza di un’attività organizzativa opportuna”. Il Consiglio di Terra e Libertà lo ha invitato a esporre il suo pensiero nelle linee guida.

1 Vedi: Plekhanov G.V. Soch., vol. I, p. 60.

2 Nel primo numero di “Terra e Libertà” (25 ottobre 1878), Kravchinsky invitava direttamente a mettere in secondo piano la questione delle fabbriche, poiché in Russia questa veniva sostituita dalla questione agraria (vedi: Giornalismo rivoluzionario degli anni Settanta. Collezione (San Pietroburgo, 1907, p. 77).

Questo articolo sulle pagine del quotidiano “Terra e Acqua”. È nato così il secondo editoriale del n. 4 di “Terra e Libertà”, dedicato esclusivamente alla “questione operaia” 1, cioè al proletariato urbano.

Nel secondo articolo, “La legge sullo sviluppo economico della società e i compiti del socialismo in Russia”, Plekhanov criticava la pratica del movimento rivoluzionario in Russia, che ignorava gli scioperi operai. L'esperienza dimostra, scrisse, che "l'operaio urbano, nonostante la relativa insignificanza dello sforzo profuso per lui, era imbevuto in misura abbastanza forte delle idee del socialismo" 2 . Ovunque nelle fabbriche e negli stabilimenti, notava Plekhanov, ci sono lavoratori socialisti. Tutto ciò nel complesso richiede una revisione radicale della visione dell’agitazione e del lavoro di propaganda tra i lavoratori. Il piano di Plekhanov era questo. I socialisti devono condurre l’agitazione tra i lavoratori nelle città, utilizzando rivendicazioni comprensibili alle grandi masse: “Le masse sono essenzialmente, vitalmente interessate all’aumento o alla diminuzione dei salari, a una maggiore o minore pressione da parte dei datori di lavoro e dei capisquadra, a una maggiore o minore ferocia del poliziotto” 3 .

Presentando questo piano, G.V. Plekhanov cercò contemporaneamente di rivedere la visione degli operai come forza secondaria nella futura rivoluzione. "La città è davvero

1 Aptekman O.V. Dalle memorie di un proprietario terriero. - Rivista "Vita moderna", 1907, gennaio, p. 85.

2 Plekhanov G.V. Soch., vol. I, p. 67.

3 Ibid., pag. 68.

Il lavoratore sarà lasciato senza un ruolo importante nella futura rivoluzione sociale? Rispondendo a questa domanda, Plekhanov ha sottolineato che questa “opinione è completamente errata” 1.

Plekhanov difese ardentemente l'idea di combinare una rivolta contadina con una rivoluzione operaia urbana e considerò il mezzo per raggiungere questo importante obiettivo la necessità di condurre non solo propaganda, ma anche lavoro di agitazione tra i lavoratori. Per sostenere il suo pensiero, ha fatto riferimento all'esperienza del movimento proletario dell'Europa occidentale. I lavoratori urbani russi, ha sottolineato, come quelli occidentali, costituiscono “lo strato più mobile, più infiammabile, più capace di rivoluzionare la popolazione” 2 .

L’idea di Plekhanov di combinare una rivolta contadina con una rivolta operaia era nuova nell’arsenale dei mezzi tattici del populismo. Ma allo stesso tempo non c’è ancora nulla di marxista in questo concetto. Per il proprietario terriero Plekhanov, gli operai non sono una classe speciale, ma sono pur sempre una parte dei contadini, e quindi “la questione agraria, la questione dell’indipendenza comunale, della terra e della libertà sono altrettanto vicine al cuore dell’operaio quanto sono ai contadini” 3 .

G.V. Plekhanov non solo stabilì nuovi compiti ai proprietari terrieri in relazione alla necessità di sviluppare attività di agitazione e di propaganda tra gli operai. Lui

1 Plekhanov G.V. Soch., vol. I, p. 69.

2 Ibidem, pag. 69-70.

è stato uno dei primi organizzatori e leader di questa nuova direzione nella pratica della lotta rivoluzionaria dell'organizzazione Terra e Libertà. Insieme a S. M. Popov, A. K. Presnyakov, N. S. Tyutchev, creò nel periodo 1877-1878. a San Pietroburgo il “gruppo di lavoro” di “Terra e Libertà”. Secondo Plekhanov, i membri dell'organizzazione a cui era affidata la gestione degli “affari lavorativi” (4-5 persone) dovevano formare circoli speciali di giovani “intellettuali”. Pur non essendo direttamente affiliati all'organizzazione Terra e Libertà, questi circoli presto radunarono attorno a sé i “vecchi” lavoratori rivoluzionari 1 .

L. Tikhomirov ha sottolineato nelle sue memorie che Plekhanov era uno dei principali propagandisti e organizzatori degli operai di Pietroburgo e aveva molti assistenti tra gli operai 2 .

G.V. Plekhanov e i suoi compagni hanno preso parte attiva all'organizzazione di una serie di scioperi dei lavoratori nella capitale (alla Nuova Cartiera, alla fabbrica Becker, in alcune fabbriche sull'isola Vasilievskij, dietro la Nevskaya Zastava, a Okhta). Nel dicembre 1877, Plekhanov e i suoi compagni presero parte a una manifestazione operaia di massa che ebbe luogo nel cimitero di Smolensk durante il funerale delle vittime dell'esplosione alla fabbrica di cartucce. Gli Zemlyovoltsy hanno lanciato un appello ai lavoratori dell'impianto, che ha fatto una forte impressione sui manifestanti.

1 Plekhanov G.V. Soch., vol.III, p. 147.

2 Vedi: Tikhomirov L. Memorie. M., 1927, pag. 127,

zioni 1. I proprietari terrieri prestavano particolare attenzione agli operai della Nuova Filanda Carta. Plekhanov vi svolse un lavoro di propaganda nel corso del 1877 e all'inizio del 1878. 2 Nel febbraio-marzo 1878 vi scoppiò uno sciopero, la cui direzione fu assunta dai proprietari terrieri.

L'Archivio storico centrale dello Stato di Leningrado contiene un rapporto delle spie all'ufficio del Ministro degli affari interni, che testimonia nuovi fatti su questo grande sciopero degli anni '70 del XIX secolo. Questo documento completa la nostra comprensione delle ragioni dello sciopero 3 e, soprattutto, parla di uno dei primi tentativi di diffondere gli insegnamenti di K. Marx tra i lavoratori russi, compiuto da G. V. Plekhanov e dai suoi compagni.

Questo rapporto affermava che il 3 e 4 marzo “ci sono stati incontri puramente politici” presso l’Accademia medico-chirurgica. “Venerdì... uno degli studenti di medicina venne dalla Cartiera, dove, per mancanza di fondi, si trovava con tanti altri poveri studenti di medicina, tecnologi e perfino Istituto Minerario(il corsivo è mio. - G.Zh.) guadagnavano soldi lavorando insieme agli operai. Questo studente

1 Vedi: Plekhanov G.V. Soch., vol.III, p. 156; Il movimento operaio in Russia nel XIX secolo. Raccolta, vol.II, parte 2. M., 1950, p. 206.

2 Vedi: Tkachenko P.S. Organizzazione populista rivoluzionaria “Terra e Libertà”, p. 235.

3 Vedi: Movimento operaio in Russia nel XIX secolo. Raccolta, vol.II, parte 2, p. 230-234; Korolchuk E. A. Movimento operaio degli anni settanta. Raccolta di documenti d'archivio. M., 1934, pag. 175-180.

hanno affermato che la rivolta alla Filanda Nuova Carta deve la sua origine a loro, gli studenti, che hanno persuaso gli operai in vari modi a resistere ai proprietari delle fabbriche...” 1 Il rapporto rileva che tra gli operai, gli agitatori studenteschi hanno distribuito il lavoro di K. Marx, a seguito del quale e ci fu la loro "indignazione contro i produttori" 2. Nella nota del sindaco di San Pietroburgo indirizzata al capo della gendarmeria si sottolinea inoltre che “la propaganda criminale ha messo radici profonde tra gli operai di questa fabbrica”.

Lo stesso G.V. Plekhanov ricorda le attività di propaganda tra gli operai della Nuova Filanda di Carta 3 . Ciò è dimostrato anche dal ritrovamento, durante la perquisizione dell'operaio Parfenov, accusato di istigazione alla rivolta presso la Nuova Cartiera, di “diversi libri di contenuto scientifico e dell'opera di Lassalle “La democrazia francese”, nonché diverse copie di libri terrestri letteratura” 4 .

Naturalmente non bisogna esagerare l’importanza del lavoro di propaganda degli studenti della terra. Senza essere marxisti, ovviamente,

1 TsGIA, f. 1282, op. 1, d.143, l. 5. (Il documento è stato da noi pubblicato sulla rivista “Archivio Storico”. 1961, n. 4).

3 Vedi: Movimento operaio in Russia nel XIX secolo. Raccolta, vol.II, parte 2, p. 231; Plekhanov G.V. Soch., vol.III, p. 164-165.

4 TsGAOR, f. III dipartimento, 3a esp., 1879, d.14, parte I, l. 80 riv.

non poteva condurre una vera propaganda socialdemocratica. Ma è interessante notare che fu Plekhanov uno dei primi populisti a iniziare a diffondere gli insegnamenti di Karl Marx tra i lavoratori.

Proprio all'inizio dello sciopero, quando ci furono dispute tra filatori e tessitori se valesse la pena continuare o meno lo sciopero, Plekhanov, presentandosi insieme a Popov alla riunione di uno degli artel della fabbrica, fece un discorso agli operai in cui proponeva di trasformare lo sciopero in una manifestazione di piazza con il pretesto di presentare una petizione all'erede 1.

Allo stesso tempo, i proprietari terrieri hanno lanciato una campagna per sostenere lo sciopero in tre fabbriche sull'isola Vasilyevskij, Nevskaya Zastava e Okhta. Il pubblico progressista della capitale, soprattutto i giovani studenti, si è dimostrato solidale con lo sciopero. Ovunque si fecero collette a favore degli scioperanti. Ma durante lo sciopero è stata rivelata tutta la fallacia dei mezzi di lotta difesi da Plekhanov e dai suoi compagni. Sebbene i proprietari terrieri riuscissero a organizzare un corteo di lavoratori al ponte Anichkov - al palazzo dell'erede, finì invano e non assunse il carattere di una manifestazione politica, come speravano gli organizzatori del corteo.

Lo stesso G.V. Plekhanov fu arrestato durante l'agitazione tra gli operai in sciopero, ma presto

1 Vedi: Popov M.R. Appunti di un proprietario terriero. M., 1933, pag. 171; Memorie di Moiseenko PA. M., 1924, pag. 17. Lo stesso G.V. Plekhanov ne parlò in modo leggermente diverso (vedi: Plekhanov G.V. Soch., vol. III, p. 163).

rilasciato 1. In connessione con il discorso degli operai della Nuova Filanda di Carta, G. V. Plekhanov scrisse e i suoi compagni proprietari terrieri pubblicarono un appello firmato "I vostri amici", in cui popolarmente delineava l'idea della necessità di unire i lavoratori contro l'arbitrarietà della polizia e dell'amministrazione 2. Plekhanov fu particolarmente colpito dalla determinazione degli operai a continuare la lotta. Gli operai, ricorda Plekhanov, “ci dissero che non si sarebbero sottomessi a lungo e che alla prima occasione avrebbero scioperato di nuovo. A dire il vero non ci credevamo, vedendo nelle loro parole nient'altro che il desiderio di consolare noi stessi e noi del fallimento vissuto. Ma ci sbagliavamo. Già nel novembre 1878 la polizia ebbe molti guai con l’inquieta filanda della carta” 3.

Nel gennaio 1879 scoppiò nuovamente uno sciopero alla Cartiera Nuova. Questa volta i lavoratori non hanno più pensato a presentare una petizione. I lavoratori erano convinti per esperienza personale che il consiglio dei Volontari della Terra fosse sbagliato. Loro, ha ricordato G.V. Plekhanov, “hanno riso solo quando noi

1 G. V. Plekhanov fu arrestato insieme a N. Tyutchev e uno studente dell'Istituto minerario V. Bondarev il 2 marzo 1878 e presentò un passaporto falso a nome di A. S. Maksimov-Druzhbin (vedi di più al riguardo: I. Volkovicher. K storia dell'arresto di G. V. Plekhanov nel marzo 1878 - “Rivoluzione proletaria”, 1924, n. 8-9 (31-33), pp. 364-365; Movimento operaio in Russia nel XIX secolo, vol. II, parte 2 , pp. 223-225). Durante il suo arresto, gli furono trovati volantini dedicati al caso di V. I. Zasulich: "Assassinio di una spia", "13 luglio e 24 gennaio".

2 Vedi: Patrimonio letterario di G. V. Plekhanov. Collezione I.M, 1934, p. 241.

3 Plekhanov G.V. Soch., vol.III, p. 174.

ricordarono loro la visita dell'anno scorso all'erede: "Sono stati degli sciocchi!", dissero. ed i suoi compagni furono particolarmente colpiti dalla crescente determinazione dei lavoratori a continuare la lotta e dalla loro simpatia per i rivoluzionari: “La classe operaia si abituò sempre più a considerare i rivoluzionari come i loro amici e alleati naturali” 2 .

Il successo dell'agitazione e del lavoro di propaganda tra gli operai di San Pietroburgo ispirò G. V. Plekhanov. Nel 1877-1879 g. partecipò alla redazione e alla redazione di diversi volantini e appelli ai lavoratori, e pubblicò regolarmente appunti sugli scioperi operai su “Terra e Libertà” e su riviste giuridiche 3 . Secondo gli agenti di polizia, ha condotto un'attiva propaganda per organizzare uno sciopero presso la fonderia di ferro 4 della Società Russa. Il suo legame è stato stabilito con un operaio della fonderia di ferro di questa azienda, E. A. Gavrilov, con il quale più di una volta si è nascosto dalla persecuzione della polizia 5 .

Gli investigatori riferirono che nella primavera del 1879 Plekhanov comunicava costantemente con gli operai degli avamposti di Narva e Mosca, dai quali trovò

1 Plekhanov G.V. Soch., vol.III, p. 178.

2 Ibidem, pag. 179.

3 Vedi: Plekhanov G.V. Soch., vol. I, p. 36-44.

4 Archivio di “Terra e Libertà” e “Narodnaya Volya”, p. 165.

5 Ibidem, pag. 211.

rifugio e assistenza, a seguito dei quali tutti i tentativi di arrestarlo si sono conclusi con un fallimento. L'aiuto disinteressato degli operai al giovane rivoluzionario professionista non poteva che suscitare in lui un sentimento di sincera gratitudine e apprezzamento per i suoi compagni di lotta. D'altra parte, questa costante comunicazione con le masse proletarie della capitale permise a Plekhanov di conoscere meglio e più a fondo i pensieri e le aspirazioni degli abitanti della periferia operaia di San Pietroburgo.

Il successo della propaganda tra i lavoratori costrinse i Volontari della Terra ad apportare modifiche al loro programma. Nella primavera del 1878, ricordò Plekhanov nel 1883, vi furono apportate numerose aggiunte 1 . In esso, infatti, è apparsa una nuova clausola sullo “stabilimento di relazioni e collegamenti nei centri di concentrazione dei lavoratori dell'industria e delle fabbriche” 2 . Anche A.D. Mikhailov parlò di questa aggiunta al programma nelle sue memorie, attribuendola erroneamente al 1876. 3 Più tardi, 20 anni dopo, Plekhanov indicò che nella primavera del 1878 scrisse un nuovo programma "Terra e libertà" 4 .

I ricercatori esprimono giustamente dubbi sull'affidabilità di questo fatto. Ma ci sembra del tutto legittimo considerare Plekhanov l'autore del paragrafo “d” del programma, in cui si parlava della propaganda tra gli operai.

1 Vedi: Plekhanov G.V. Soch., vol. I, p. 162.

2 Archivio di “Terra e Libertà” e “Narodnaya Volya”, p. 61.

3 Vedi: Pribileva-Korba A.P. e Figner V.N.A.D. Mikhailov, p. 108. (La datazione errata è stata dimostrata in modo convincente da P. S. Tkachenko nella sua monografia: op. cit., p. 117).

4 Vedi: Plekhanov G.V. Soch., vol.XXIV, p. 103.

Secondo le memorie di A.D. Mikhailov, questo punto fissava i compiti: “Agitazione e propaganda tra i lavoratori urbani ed educazione alla lotta attraverso gli scioperi. In questa lotta, porta i loro pensieri sul trasferimento di fabbriche e fabbriche alla proprietà. Gli operai, per lo più contadini, tornando ai loro villaggi, porteranno avanti le loro rinnovate aspirazioni alla “terra e alla libertà” 1 .

Questa formulazione coincide completamente con l'articolo di Plekhanov "La legge sullo sviluppo economico...", scritto ancor prima dell'adozione del programma del 1878. Lui, come molti proprietari terrieri, rimase molto colpito dalla creazione dell'"Unione settentrionale dei lavoratori russi". guidato da S. Khalturin e V. Obnorsky. G. V. Plekhanov, a nome dell'organizzazione Terra e Libertà, stabilì stretti legami con queste figure di spicco del movimento operaio e si convinse che le sue prime impressioni sugli operai erano corrette.

Plekhanov ricordò con entusiasmo S. Khalturin come una personalità straordinaria in cui si univano armoniosamente fervore rivoluzionario, premurosità e dedizione 2 . Il giovane rivoluzionario non poteva fare a meno di essere colpito dalla differenza tra le opinioni politiche dei lavoratori avanzati e la sua visione del mondo. Le prime organizzazioni operaie si distinguevano ampiamente dal movimento populista.

1 Decreto Pribyleva-Korba A.P. e Figner V.N. cit., pag. 108.

2 Vedi: Plekhanov G.V. op. . vol.III, pag. 198-199.

V. I. Lenin scrisse a questo proposito: “Quando nel 1875 furono fondate l'Unione operaia della Russia meridionale e nel 1878 l'Unione operaia della Russia settentrionale, queste organizzazioni operaie si distinguevano dalla direzione dei socialisti russi; queste organizzazioni operaie rivendicavano i diritti politici per il popolo, volevano lottare per questi diritti, e i socialisti russi allora considerarono erroneamente la lotta politica come una ritirata dal socialismo” 1 .

La letteratura populista a quel tempo era incomprensibile per i lavoratori avanzati. G.V. Plekhanov ha ricordato che S. Khalturin ha spesso espresso insoddisfazione nei confronti della rivista “Terra e libertà” pubblicata a San Pietroburgo. "No, questa rivista non è per noi", ha detto Khalturin, "la nostra rivista dovrebbe essere condotta in modo completamente diverso" 2.

Plekhanov e i suoi amici in “Terra e Libertà” cercarono di influenzare il programma politico dell’”Unione settentrionale dei lavoratori russi”. Nel quarto numero della loro rivista (febbraio 1879) pubblicarono un'analisi critica dettagliata del programma di organizzazione dei lavoratori: “Riguardo all'”Unione settentrionale degli operai russi”” 3. L'articolo accoglieva i primi passi del movimento operaio in Russia , valutando l'“Unione” come

1 Lenin V.I. Completo. collezione operazione. , volume 4, pag. 245.

2 Plekhanov G.V. Soch., vol.III, p. 143.

3 L’autore dell’articolo era D. A. Klements, all’epoca uno degli amici più intimi di G. V. Plekhanov. Ma non c'è dubbio che le sue opinioni coincidessero con il punto di vista della redazione, di cui faceva parte G. V. Plekhanov. Lo stesso G.V. Plekhanov ne scrisse nelle sue memorie (vedi: Plekhanov G.V. Soch., vol. III, p. 184).

“la prima esperienza di un’organizzazione socialista indipendente di lavoratori russi che si è espressa pubblicamente per combattere gli sfruttatori” 1. L’articolo conteneva una valutazione positiva dei punti errati del programma dell’”Unione settentrionale dei lavoratori russi”, che coincidevano con le opinioni del Land Volyas: la negazione dello Stato, la richiesta di “autonomia comunale”, ecc. furono condannati gli stessi paragrafi del programma che, secondo il populista D. Klemenets, “tratti direttamente dal catechismo dei socialdemocratici tedeschi”. Innanzitutto, ciò riguardava la questione della lotta politica.

Il programma “Terra e Libertà” parlava della necessità di propaganda attraverso la “lotta attiva” – rivolte, scioperi, ecc. In contrasto con questa visione, l’”Unione del Nord” ha assegnato il posto principale alla lotta politica dei lavoratori, e questo La questione è stata risolta, secondo il Land Volyas, “in modo troppo categorico in senso affermativo, e le disposizioni del programma rivoluzionario sull’importanza della propaganda con i fatti, sulla lotta attiva non sono nemmeno discusse” 2.

I redattori di Land and Freedom hanno condannato l'Unione del Nord per l'insufficiente attenzione alla questione agraria. “Non è noto”, scrive Clements, “se l’Unione del Nord intenda chiedere una redistribuzione generale delle terre ai contadini o se pensi di affrontare la questione attraverso riforme coerenti come l’abolizione della redenzione”.

1 “Terra e Libertà”, 1879, n. 4. - Giornalismo rivoluzionario degli anni settanta. Collezione, pag. 200.

pagamenti per terreni, riassegnazione di lotti e eccetera." 1 .

I proprietari terrieri criticarono giustamente l’“Unione del Nord” per la debolezza della struttura organizzativa dei circoli operai. In una lettera di risposta indirizzata al corpo del Land Volya, i dirigenti dell'“Unione del Nord”, riconoscendo la validità di alcuni commenti (sulla questione agraria, ecc.), si sono decisamente dissociati dalla visione del Land Volya della compiti urgenti del movimento rivoluzionario in Russia, difendendo la priorità e la necessità di condurre la lotta politica 2 . “È stato difficile per i populisti”, ha ricordato Plekhanov, “ascoltare i lavoratori - e che tipo di lavoratori! - i membri dell'“Unione” costituivano la crema degli operai rivoluzionari di San Pietroburgo, tale “ragionamento borghese” 3.

Sottolineando il diritto dei lavoratori a un movimento politico indipendente, Khalturin e Obnorsky hanno scritto nella loro risposta che il "Sindacato" unisce i lavoratori avanzati, e non i "sysoki" appena arrivati ​​​​dal villaggio, che non capiscono nulla. Per realizzare il progresso sociale, sostenevano, era necessario innanzitutto raggiungere la libertà politica.

Plekhanov e i suoi compagni di partito furono molto turbati da questa posizione degli operai d'avanguardia, poiché in queste parole, a loro sembrava, trapelava il "disprezzo del sindacato per i contadini". Ma più tardi Plekhanov ammise che lo era

1 “Terra e Libertà”, 1879, n. 4. - Giornalismo rivoluzionario degli anni settanta. Collezione, pag. 201.

2 Vedi: Movimento operaio in Russia nel XIX secolo. Raccolta, vol.II, parte 2, p. 243-247.

3 Plekhanov G.V. Soch., vol.III, p. 184.

falsa interpretazione delle opinioni dei dirigenti dell'organizzazione operaia di San Pietroburgo. Gli operai rivoluzionari in questo periodo superarono di una testa i populisti, sebbene non fossero ancora in grado, a causa del sottosviluppo del movimento operaio, di agire in modo indipendente. Non capendo ciò, il proprietario terriero Plekhanov condannò gli operai per il loro desiderio di condurre una lotta politica. Allo stesso tempo, però, rifletteva sempre più profondamente sul ruolo dei lavoratori nella lotta rivoluzionaria condotta dai populisti.

L'attenzione e l'interesse per il movimento operaio non hanno impedito a G.V. Plekhanov di rimanere un sostenitore del socialismo comunitario. In una serie di articoli "Kamenskaya Stanitsa", "Di cosa tratta?", "La comunità fondiaria e il suo probabile futuro", ha analizzato in dettaglio lo stato attuale della comunità contadina, difendendo ostinatamente l'idea di un " speciale” percorso di sviluppo economico in Russia, della missione “storica” delle comunità contadine russe come embrione del socialismo.

Plekhanov fu fortemente influenzato durante questi anni (1878-1879) dai libri del sociologo e politico borghese-liberale M. Kovalevskij “La proprietà fondiaria comunale, cause, corso e conseguenze della sua decomposizione” e dalle ricerche dello statistico zemstvo V.I. Orlov "Forme di proprietà fondiaria nella provincia di Mosca." Gli autori di questi libri hanno fornito numerosi esempi di disintegrazione della comunità e di differenziazione dei contadini.

Plekhanov, polemizzando con M. Kovalevskij, difese la dottrina populista della comunità russa. Nel suo articolo “La comunità fondiaria e il suo probabile futuro”, Plekhanov, riconoscendo la tesi di K. Marx sulla progressività del capitale,

lismo per l’Europa occidentale, negava la possibilità del suo sviluppo in Russia. Ha cercato di contrastare i fatti inesorabili presentati da Kovalevski con i propri argomenti, nello spirito del socialismo populista. La distruzione della comunità, secondo Plekhanov, è causata solo da fattori esterni sfavorevoli. "Le ragioni della sua distruzione quasi universale non si trovano all'interno, ma all'esterno della comunità", 1 ha affermato. Ma fu costretto ad ammettere il fatto che era iniziata la distruzione della comunità, così come la differenziazione dei contadini. Tuttavia, associò la comparsa dei kulak nelle campagne alle attività dello Stato, che si prefiggeva il compito di distruggere la comunità. Il proprietario terriero Plekhanov si rivolse all'intellighenzia russa, invitandola a comprendere correttamente i "compiti economici del loro paese natale" 2, cioè a riconoscere il carattere scientifico della teoria socialista populista.

Allo stesso tempo, le rivendicazioni programmatiche del Land Volyas, allo sviluppo del quale G.V. Plekhanov prese parte attiva, erano in una certa misura una parola nuova nel movimento populista. I proprietari terrieri furono i primi a sollevare la questione della concretezza del lavoro di agitazione tra i contadini e gli operai e crearono, secondo le parole di V.I.

1 Plekhanov G.V. Soch., vol. I, p. 107. Più tardi, Plekhanov scrisse sulla monografia di Kovalevskij che "si trattava di un libro molto serio, che personalmente mi ha reso un grande servizio, poiché per la prima volta e molto fortemente ha scosso le mie opinioni populiste, sebbene continuassi a oppormi alle sue conclusioni" (Plekhanov G.V. Works, vol. III, p. 197).

2 Plekhanov G.V. Soch., vol. I, p. 107.

e un'organizzazione disciplinata che possa essere un modello per i rivoluzionari 1 .

Il contenuto democratico-rivoluzionario del programma Terra e Libertà era di natura utopica, ma le sue idee soddisfacevano le aspirazioni e gli interessi di milioni di masse contadine. Parlando del programma populista nel suo insieme, V. I. Lenin chiese di non rifiutarlo “interamente, indiscriminatamente”, ma di “distinguere rigorosamente tra il suo lato reazionario e quello progressista” 2 .

Fu proprio il lato progressista del programma populista a cui V. I. Lenin prestò particolare attenzione nel suo articolo “Due utopie” (1912). “Falso in senso economico formale”, ha sottolineato, “populista democrazia c'è della verità storico senso; falsa come utopia socialista Questo c'è la democrazia VERO quella lotta democratica delle masse contadine, unica e storicamente determinata, che costituisce un elemento inestricabile della trasformazione borghese e la condizione della sua completa vittoria”. E ancora: “L’utopia populista è l’espressione delle aspirazioni di milioni di lavoratori della piccola borghesia affatto eliminare i vecchi sfruttatori feudali e la falsa speranza di eliminare “allo stesso tempo” i nuovi sfruttatori capitalisti” 3.

La caratterizzazione di Lenin si riferisce interamente alle idee programmatiche del proprietario terriero Plekhanov.

1 Vedi: Lenin V.I. Completo. collezione cit., vol.6, pag. 134-135.

2 Lenin V.I. Completo. collezione cit., vol.1, pag. 530.

3 Lenin V.I. Completo. collezione cit., volume 22, pag. 120-121.

Tuttavia, è anche necessario evidenziare le cose specifiche che pongono G.V. Plekhanov in un posto speciale tra i membri di Zemlya Volya. Rimanendo un bakuninista completamente coerente nelle questioni più importanti del programma politico (atteggiamento nei confronti dello Stato, lotta politica, comunità, ecc.), è stato in grado nelle sue opere di sviluppare singoli elementi della comprensione materialistica della storia fino al limite logico possibile. per un populista.

Considerando il metodo positivo in sociologia come l'unico metodo scientifico, avendo padroneggiato alcuni principi del materialismo storico, cercò di applicarli alla realtà russa, alle condizioni specifiche dello sviluppo della Russia, in cui cercava sostegno al movimento rivoluzionario lotta delle masse. In questo Plekhanov si differenzia da molti populisti che cercavano garanzie per l'attuazione del loro programma in una cospirazione - l'ideale morale dell'intellighenzia - e che perdevano fiducia nelle capacità rivoluzionarie dei contadini 1.

1 Caratteristiche a questo riguardo sono le memorie di V. I. Zasulich. Partecipando agli insediamenti dei meridionali nella provincia di Kiev nel 1877, lei e i suoi compagni giunsero alla conclusione che il lavoro tra i contadini era inutile. Uno dei partecipanti ha composto un epigramma velenosamente beffardo sulla vita inutile nel villaggio:

“Ci sediamo tra la gente,

Stiamo facendo grandi cose:

Beviamo, dormiamo, mangiamo

E stiamo parlando di contadini,

Cosa non ti impedisce di fustigarli?

Per trascinarci nella rivoluzione."

(Zasulich V. Lettera all'editore. - "Russia libera", 1889, n. 3, p. 23).

G. V. Plekhanov capì l'importanza della lotta economica delle masse lavoratrici. Ha parlato della necessità di creare organizzazioni operaie speciali, anche se non ha riconosciuto che potrebbero essere utilizzate per scopi proletari di classe.

Infine, Plekhanov, durante il periodo delle sue attività volitive fondiarie, ha avanzato e soprattutto sottolineato l'importante ruolo dei lavoratori urbani nella rivoluzione, l'importanza di un lavoro di agitazione concreto, comprensibile e accessibile alle ampie masse lavoratrici.

In questa fase del suo sviluppo, ovviamente, non era un marxista, ma rimase un proprietario terriero, nelle cui opinioni il bakunismo e il lavrismo erano strettamente combinati con singoli elementi del materialismo storico. Un ruolo significativo nell'evoluzione delle opinioni politiche di G. V. Plekhanov e dei suoi futuri compagni fu svolto dalla crisi vissuta dal partito Terra e Libertà nel 1878-1879. Al suo interno nacque il gruppo "Libertà o morte", che considerava il compito primario dei rivoluzionari la "disorganizzazione" del governo e l'eliminazione dell'autocrazia, poiché ciò, secondo l'opinione dei suoi membri, avrebbe consentito un'agitazione senza ostacoli per socialismo. Avendo riconosciuto la necessità della lotta politica, restringendola principalmente alla lotta terroristica, il nuovo movimento, a differenza dei vecchi “villaggi”, si stava preparando a propagare apertamente la sua dottrina dei “politici terroristi”.

All'inizio degli anni '80. In Russia il processo di instaurazione del capitalismo è terminato. Ci sono stati notevoli cambiamenti nella struttura sociale della società. Il proletariato prese forma in una classe abbastanza matura, il che comportò cambiamenti nell'equilibrio delle forze nel movimento di liberazione. A questo punto, il movimento operaio iniziò a prendere la propria strada di lotta, diversa da quella populista. Anche la crisi del populismo ha giocato un ruolo significativo in questo. L’esperienza della lotta e lo stato di “Narodnaya Volya” dopo il 1 marzo 1881 confermarono chiaramente l’inaccettabilità della cospirazione e delle tattiche terroristiche. Anche le figure più lungimiranti del populismo hanno avvertito la vulnerabilità delle loro posizioni ideologiche. Nelle sue trattative con la Narodnaya Volya nell'inverno 1882-1883. Plekhanov sosteneva che la rivoluzione che stavano pianificando sarebbe stata destinata a fallire anche se avessero preso il potere, poiché senza il sostegno delle masse popolari non sarebbero stati in grado di rafforzare la loro posizione.

Ormai per G.V. Plekhanov e i suoi seguaci divenne evidente l’idea che una rivoluzione politica non può fondersi con una rivoluzione socialista. Il superamento delle complesse contraddizioni economiche della realtà russa non può essere raggiunto attraverso mezzi dichiarativi. Sono necessari prerequisiti economici e sociali per la trasformazione. Insieme a ciò, l’esperienza della lotta ha mostrato che i settori proletari della società erano i più reattivi agli appelli rivoluzionari. Il riconoscimento del proletariato come forza capace di risolvere i problemi di una rivoluzione democratica e socialista era il prerequisito ideologico più importante per la diffusione del marxismo.

I primi passi nello studio della teoria del marxismo furono compiuti dai populisti. Nel 1872 fu pubblicato a San Pietroburgo il primo volume del "Capitale" di K. Marx, tradotto da figure di spicco del populismo G.A. Lopatin e N.D. Danielson. Negli anni '70 i rivoluzionari pubblicarono una serie di altre importanti opere di K. Marx e F. Engels. Allo stesso tempo, i populisti si avvicinavano unilateralmente alle opere dei fondatori del marxismo. Adottarono soprattutto quelle idee che dimostravano le conseguenze dannose dello sviluppo del capitalismo. Un certo numero di rappresentanti del populismo cercarono di combinare alcune disposizioni del marxismo con le idee del socialismo contadino. L’eclettismo delle opinioni dei populisti rifletteva il loro desiderio di padroneggiare la teoria avanzata dello sviluppo sociale e rifletteva il periodo di transizione dell’ideologia rivoluzionaria.

Il primo rivoluzionario russo a intraprendere la via del marxismo fu G.V. Plekhanov(1856-1918). Mentre era ancora studente presso l'Istituto minerario di San Pietroburgo, Plekhanov fu coinvolto nella lotta rivoluzionaria. Ha preso parte al “Cammino tra la gente” ed è stato uno degli organizzatori di “Terra e Libertà”. Dopo il suo discorso durante la manifestazione del 6 dicembre 1876 nella piazza vicino alla Cattedrale di Kazan, fu costretto alla clandestinità. Plekhanov divenne uno degli organizzatori della “Ridistribuzione Nera”. Nel 1880 emigrò in Svizzera, dove continuò la sua attività rivoluzionaria.

Mentre era nelle file dei populisti, Plekhanov mostrò il desiderio di azioni politiche ben fondate ed equilibrate. Il suo talento come pubblicista gli ha permesso di diventare uno dei teorici riconosciuti del populismo. Uno studio sistematico delle opere dei fondatori del marxismo, profondi disaccordi con la Narodnaya Volya, nonché la conoscenza del movimento operaio in Russia e delle organizzazioni socialdemocratiche dell'Europa occidentale determinarono la sua transizione alla posizione del socialismo scientifico.

In esilio, Plekhanov unì attorno a sé un gruppo di persone che la pensavano allo stesso modo: figure rivoluzionarie di spicco V.I. Zasulich, P.B. Axelrod, L.G. Deycha e V.N. Ignatova. L'organizzazione prese il nome del gruppo "Liberazione del lavoro". La data della sua fondazione è considerata il 25 settembre 1883, quando fu pubblicato l'annuncio della pubblicazione della “Biblioteca del socialismo moderno” da parte del gruppo. I membri del gruppo si sono posti il ​​compito di diffondere il socialismo scientifico, criticare le opinioni del populismo e sviluppare le questioni più importanti della vita sociale in Russia.

Le idee principali che guidarono il gruppo “Emancipazione del lavoro” furono esposte da Plekhanov nella sua famosa opera "Socialismo e lotta politica". Esamina i problemi della lotta di classe dal punto di vista del marxismo coerente. L'attenzione principale è stata rivolta al ruolo del proletariato per il futuro della Russia.

La prima opera marxista di Plekhanov fu accolta con ostilità dai populisti. Rispondendo ai suoi critici provenienti dal campo populista, Plekhanov pubblicò un nuovo libro nel 1885: "Le nostre differenze." Ha fornito una critica dettagliata delle opinioni dei populisti. Plekhanov sosteneva che la Russia aveva intrapreso fermamente la via dello sviluppo capitalista. Basandosi sulle statistiche, ha dimostrato che le relazioni capitaliste sono profondamente penetrate nell’agricoltura e quindi le speranze in un percorso originale di sviluppo per la Russia sono vane. Considerando l'inevitabilità storica della transizione dal capitalismo al socialismo, Plekhanov propose come compito prioritario la creazione di un partito socialdemocratico.

Il gruppo per la Liberazione del Lavoro ha dato un enorme contributo alla diffusione del marxismo in Russia. La piccola organizzazione produsse più di 250 traduzioni e opere marxiste originali in 20 anni, dal 1883 al 1903. Non meno importante è stato il fatto che le pubblicazioni del gruppo “Emancipazione del lavoro” hanno raggiunto i lavoratori in vari centri industriali della Russia. Plekhanov e i suoi collaboratori mantennero stretti contatti con i leader del movimento operaio dell’Europa occidentale. Dalla fine degli anni '80. Il gruppo di Liberazione del Lavoro cominciò a partecipare alle attività della Seconda Internazionale.